Il post sui social del Collettivo, dopo la notizia degli operai morti e dispersi nel cantiere
“Se io non torno, brucia tutto”. Inizia così, citando la frase che usò Elena Cecchettin dopo il femminicidio della sorella Giulia, il post sui social degli operai della Gkn, che commenta la strage sul lavoro di oggi a Firenze. “Ci giunge questa notizia: 2 operai morti e 6 dispersi nel crollo di un cantiere nella costruzione di un nuovo supermercato in via Mariti a Firenze. Sgomento. Rabbia. Dolore. Come quando sai che si cade ma ora hai avvertito forte vicino a te il rumore del tonfo. Come quando sai che ovunque si muore ma ora il sangue è lì a due passi da te. 3 morti al giorno di media. Lo sapevi che doveva succedere di nuovo, lo sapevi. Perché è una guerra e in guerra si muore. Che sarebbe successo lì no. E ora provi questo sgomento. Un misto tra un dolore atroce e la vergogna per tutte le volte che hai dovuto usare queste stesse identiche parole. Che nel momento in cui vengono pronunciate, già si vergognano di sè: perchè l’unico fatto è che si continua a morire, qualsiasi sia oggi la formula del tuo dolore” si legge su Facebook.
“Ed in fondo è solo colpa nostra. Colpa nostra che lo permettiamo. Che non siamo stati in grado di imporre nuovi rapporti di forza. E allora: allora loro devastano le nostre vite. Con il lutto, con la precarietà, non pagandoci, speculando ovunque sul nostro territorio, con l’inflazione da profitto, bucando territori ovunque, coinvolgendoci in nuove guerre come carne da macello o da propaganda, togliendoci la verità e sostituendola con narrazione tossica. Vita che se ne va. Di colpo o gradualmente, vita che se ne va. Abbracciamo forte i cari, perché sono parte della nostra famiglia. Non permettiamo che il rito prenda il sopravvento sul dolore reale. Che sia sciopero generale. Che non si provi a balbettare, esitare, sciopero generale” scrivono ancora gli operai.
© Copyright LaPresse - Riproduzione Riservata