Le testimonianze dei lavoratori sul caso che vede indagata un'azienda per maxi frode Iva e contributiva e false fatture
“Nel giro di due settimane ho perso i miei 23 anni di lavoro. Spero che Chiapparoli Logistica possa un giorno pagare per come si è comportata. Quando siamo stati convocati dalla committente per obbligarci a firmare il verbale di conciliazione ci è stato detto, con fare aggressivo, che se non avessimo firmato ‘quella è la porta’”. Sono le testimonianze dei lavoratori della logistica agli atti dell’inchiesta del pubblico ministero di Milano Paolo Storari e del Nucleo Pef della Guardia di Finanza per la maxi frode Iva e contributiva da 250 milioni di euro e false fatture nei contratti di somministrazione di manodopera ‘schermati’ dietro contratti di appalto, che vede indagati gli imprenditori Elena Chiapparoli e Aronne Premi e le società Chiapparoli Logistica e Consorzio Sal, attive nel settore appalti della logistica farmaceutica.
Il gip di Milano, Domenico Santoro, ha convalidato il sequestro preventivo d’urgenza disposto dal pm a fine gennaio per oltre 41 milioni di euro. Secondo il gip sarebbe stato messo in piedi un “meccanismo fraudolento“, si legge nelle 58 pagine del decreto, con “rilevanti perdite per l’Erario e non certo trascurabili situazioni di sfruttamento lavorativo”, ancora in atto. E’ il secondo filone dell’inchiesta quello con cui il pm ha acceso un faro sulle “conciliazioni sindacali” nel mondo della logistica. Accordi – in questo caso sottoscritti da Cisl e Uil, da quanto si apprende – fatti firmare ai lavoratori delle cooperative in appalto dove, in cambio di pochi soldi e un’assunzione da parte dell’azienda committente, vengono costretti a rinunciare a qualsiasi azione legale per ottenere il Tfr maturato nel passato lungo la filiera prestando servizio per una serie di “società serbatoio” di manodopera che – secondo l’accusa – servono a ‘schermare’ i rapporti di lavoro con l’azienda principale. Sono stati trovati e sequestrati i verbali di conciliazione del giugno 2023 fatti firmare ai lavoratori (circa 500 operai) che in cambio di 250 euro a testa e un’assunzione a tempo indeterminato, oppure 100 euro e un’assunzione a tempo determinato, avrebbero sollevato l’azienda da “ogni forma di responsabilità in solido”. Per il gip si tratta di comportamenti che mostrano “una propensione alla reiterazione di condotte lesive dei diritti dei lavoratori”.
“Mi sono rifiutata di firmare il verbale di conciliazione – ha raccontato il 29 gennaio a finanzieri e pm una lavoratrice-magazziniera – perché non volevo pagare il mio posto di lavoro in Chiapparoli, rinunciando al mio Tfr che ammontava a 15mila euro”. Rifiuto per il quale è stata licenziata, assieme ad un’altra trentina di lavoratori sulle centinaia del piano di internalizzazione e che invece hanno accettato le condizioni. “Quando ho deciso di non firmare, mi è stato detto – ha riferito un’altra facchina – ‘quella è la porta, non entrerete più'”. “Subito dopo il licenziamento – è la testimonianza di una terza lavoratrice informata sui fatti – avvenuto nel mese di luglio 2023, mi sono recata all’Inps dove ho richiesto l’estratto contributivo e se vi fossero versamenti, per quanto riguardava la mia persona, al Fondo Tesoreria per il Tfr”. “Mi fu stampato un report sul quale veniva evidenziata la regolarità della posizione contributiva ma – conclude allo stesso tempo non risultavano versamenti di Tfr per tutto il periodo lavorativo, ovvero dal 2004 al 2023”.
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