Il padre della 39enne detenuta in Ungheria in collegamento con il podcast Metropolis su Repubblica.it

Si parla ancora della 39enne italiana detenuta a Budapest, comparsa legata mani e piedi e al guinzaglio in tribunale. “Vedo che sta crescendo un’onda per cercare di screditare le azioni di mia figlia. Oggi un amico mi ha girato una fotografia agghiacciante di una persona che è stata colpita, questo è un reato commesso in Ungheria per cui mia figlia non è accusata”. Lo ha detto Roberto Salis, padre di Ilaria Salis, in collegamento con il podcast Metropolis su Repubblica.it. Nei sei mesi di buio “ci arrivano le notizie dell’ambasciata e dei nostri avvocati, però in quei mesi lì non sono state menzionate tutte quelle che io chiamo torture, perché tenere una donna in quelle condizioni, con anche le mestruazioni, è una tortura secondo me, o comunque un’umiliazione intollerabile volta solo a cercare di estorcere una confessione”.  “Io adesso cercherei di essere pratico: abbiamo aperto un canale oggi con l’ambasciatore e abbiamo stabilito una linea d’azione per trovare una soluzione e arrivare all’obiettivo che a noi interessa, che è quello dei domiciliari. Credo che questo canale necessiti di una validazione dal Ministero degli Esteri e dal Ministero della Giustizia. Sarà necessario passare delle carte tra tanti uffici e tante persone: spero che questa azione sia fatta con senso di urgenza perché ogni giorno che si perde è un giorno in più di carcere per mia figlia”. 

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