Fermato un ragazzo, bombe carta sul Miur

Un corteo non autorizzato di studenti si è spostato dal Pantheon alla piazza di Montecitorio, provando a raggiungere la Camera e Palazzo Chigi. Alcune decine di ragazzi sono stati caricati e bloccati dalla polizia in tenuta anti sommossa. La manifestazione era stata annunciata per le 17 sulla piazza del Pantheon con lo slogan, riportato anche su alcuni manifesti, “Dalle scuole occupate alle strade. Non ci avete ascoltato, bruciamo tutto”. Dopo aver lasciato la zona di Montecitorio gli studenti si sono diretti al Miur: lancio di bombe carta e torce contro l’edificio.

 

Al vaglio posizione fermati

 La posizione di alcuni studenti fermati, per aver forzato il blocco della polizia, per impedire ai partecipanti della manifestazione non autorizzata di arrivare a Montecitorio, è al vaglio degli agenti che hanno bloccato i manifestanti tra piazza Colonna e piazza di Pietra, in pieno centro a Roma. Alcuni studenti, appartenenti ai Collettivi autonomi romani che protestavano contro le politiche del governo Meloni nei confronti delle occupazioni scolastiche, hanno accusato la polizia di aver manganellato dei minori. “Non ci avete ascoltato e noi bruciamo tutto”, è lo slogan che hanno gridato gli studenti mentre accendevano fumogeni. La Digos sta procedendo all’identificazione, anche mediante i filmati della polizia scientifica, di alcuni dei partecipanti al corteo.

Per il momento è stato fermato e portato in caserma dai carabinieri uno studente del liceo Manara. Il giovane è stato bloccato durante i tafferugli avvenuti durante il tentativo di forzare il blocco dei contingenti delle forze di polizia, per bloccare i partecipanti alla manifestazione non autorizzata organizzata dai collettivi autonomi romani che protestavano contro le politiche del governo Meloni nei confronti delle occupazioni scolastiche. 

 

Scotto (Pd): “Governo dia spegazioni su studenti manganellati”

“Non si manganellano gli studenti che protestano nel centro di Roma. Con loro si parla, non si usa la violenza. E’ inaccettabile che questo accada nel 2023 a pochi passi dal Parlamento. Il Governo dia spiegazioni sul perché si usa la mano forte nei confronti di ragazzi minorenni”. Lo scrive sui social il capogruppo democratico in commissione Lavoro alla Camera, Arturo Scotto.

Bonelli (Avs):”Deriva autoritaria del governo”

“Meloni, sei la dimostrazione di quanto il tuo governo non voglia dialogare con i giovani e che l’unica risposta che sei in grado di dare sono botte, manganellate e carcere. Che pericolo rappresentavano degli studenti, la maggioranza minorenni, che volevano solo far sentire la loro voce davanti al Parlamento? Con la deriva autoritaria di questo governo non si può più manifestare davanti a Montecitorio: studenti, operai e operaie vengono mandati lontano per non disturbare. Il decreto sicurezza manda in carcere fino a 6 anni chi blocca le strade perché protesta. Presidente Meloni, hai dimenticato la tua storia, opposta alla mia, che quando eri giovane prendevi tu le manganellate; oggi il tuo governo ordina le manganellate e manda in carcere chi protesta. Perché questa violenza gratuita? Puoi venire in Parlamento a spiegarlo?”. Così su Facebook il co-portavoce di Europa Verde e deputato di Verdi e Sinistra Angelo Bonelli.

 La lettera con le richieste degli studenti

Educazione sessuale e all’affettività per “una scuola transfemminista”, uno sportello psicologico “finalizzato a tutelare la salute mentale di tutte le persone che attraversano la scuola” e “una sezione sperimentale che preveda l’abolizione del voto numerico a favore di una valutazione costruttiva”. Sono alcune delle richieste contenute nella “Lettera delle scuole occupate alle più alte cariche del nostro Paese” che gli studenti dei Collettivi autonomi romani intendevano portare al ministro dell’Istruzione e del merito, Giuseppe Valditara. “Chiediamo ascolto alle alte cariche del nostro Paese – si legge ancora nella lettera – affinché i tavoli richiesti vengano concessi, in modo tale da concretizzare le nostre rivendicazioni. Il vostro tempo è finito, ora c’è il nostro”.

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