La presidente della Onlus Svs Donna aiuta donna a LaPresse: "Educazione affettiva parta dalla scuola materna"

La fondatrice del primo centro pubblico contro la violenza sulle donne, Alessandra Kustermann (presidente della Onlus Svs Donna aiuta donna), spiega che spesso i femminicidi o i casi di violenza di genere sono preceduti da alcuni ‘campanelli d’allarme’, e che uno di questi può essere la minaccia di suicidio dopo la fine di una relazione. In merito al caso della morte di Giulia Cecchettin, uccisa dall’ex fidanzato Filippo Turetta, l’ex direttrice del pronto soccorso ostetrico-ginecologico della Clinica Mangiagalli di Milano ha detto: “Non conosco a sufficienza né la ragazza né il ragazzo che sono stati coinvolti in quest’ultimo femminicidio violento e doloroso e per rispetto delle loro famiglie penso che non si possa entrare nel merito. Però sono convinta che segnali di allarme ce ne siano, sono quelli che noi dei centri anti violenza riconosciamo. Ad esempio, un uomo che dice ‘mi voglio uccidere, senza di lei non posso vivere’ è un uomo che ha un elevato rischio di passare ai fatti e di compiere gesti estremi”. Più in generale, ha proseguito, per quanto riguarda i femminicidi, “un uomo che è in possesso di un’arma è un uomo che più facilmente può passare all’atto. Sappiamo poi che gli uomini che uccidono spesso tengono dentro di loro il rancore addirittura anche per anni. Quindi non è mai un’esplosione di rabbia immediata, ma qualcosa che quasi sempre viene premeditato e preceduto da episodi di stalking, se la relazione è finita, o di maltrattamento, se la relazione è ancora in essere”.

“Educazione affettiva parta dalla scuola materna”

Per quanto riguarda la proposta di introdurre lezioni di educazione affettiva nelle scuole per prevenire simili episodi, Kustermann ha detto che è “troppo tardi” partire con questo tipo di insegnamenti alle scuole superiori. “Purtroppo la cultura dello stupro parte dallo stesso motivo per cui c’è violenza domestica. È l’idea errata, purtroppo ancora presente in molti uomini, che la donna in qualche modo non sia niente, che il ruolo principale all’interno di una coppia lo debba svolgere l’uomo e che non ci sia possibilità per una donna di scegliere di andarsene. Come se l’amore fosse possesso. Io non invece credo che questo sia amore, credo che sia un modo errato di intraprendere delle relazioni affettive”, ha dichiarato la dottoressa a LaPresse. Il “vero problema” tuttavia, secondo il medico, è che “manca una educazione all’affettività sia per i ragazzi sia per le ragazze, che però deve partire fin dalla più tenera età, fin dalla scuola materna, perché in realtà è lì che i bambini imparano a relazionarsi con gli altri”. La richiesta al governo, dunque, “è che l’educazione all’affettività parta dalla scuola materna, con incontri con genitori e insegnanti per spiegare loro cosa si intende per una relazione affettiva ‘normale’: non è possesso, non è una esplosione di rabbia, non è pensare che l’altro valga meno di te ma è gentilezza verso gli altri e tolleranza delle differenze“. Iniziare alle superiori, invece, “non penso che basti perché purtroppo a quell’età hanno già strutturato come si gestisce una relazione affettiva, è davvero troppo tardi. Se vogliamo fermare queste stragi annunciate, dobbiamo assolutamente partire dalla più tenera età dei bambini”, conclude.

“A Milano ogni anno mille richieste di aiuto”

Infine, i dati sulla dimensione del fenomeno della violenza di genere. Kustermann ha detto a LaPresse che la Casa delle donne maltrattate di Milano e la onlus Svs Donna aiuta donna che affianca il Soccorso violenza sessuale del Policlinico supportano circa mille nuove donne ogni anno. “I numeri sono leggermente in aumento, così come i numeri dei femminicidi”, ha affermato, aggiungendo: “Le dimensioni del fenomeno sono sostanzialmente stabili: aumentano le donne che sanno riconoscere, anche grazie ai media, il fatto che quello che stanno vivendo è una violenza psicologica, economica o fisica. Nonostante questo, solo una piccola minoranza di esse poi denuncia. Sicuramente però comprendono che quello che stanno subendo è qualcosa che non hanno il dovere di sopportare, che nessuna relazione affettiva giustifica maltrattamenti fisici e psicologici che distruggono la loro autostima”.

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