Aumentano di quasi il 18% gli italiani che dopo la pensione lasciano il Paese

Il 44% di coloro che ha lasciato l’Italia da gennaio a dicembre 2022, è composto da giovani italiani tra i 18 e i 34 anni. È quanto emerge dal rapporto Italiani nel Mondo della Fondazione Migrantes.

Si rilevano, rispetto agli anni precedenti, due punti percentuali in più in questa specifica classe di età che continua a crescere nonostante in generale, ancora per quest’anno, si sia rilevata – per la sola motivazione espatrio – un decremento delle partenze ufficiali – e quindi con iscrizione all’Anagrafe degli Italiani Residenti all’Estero – dei nostri connazionali e delle nostre connazionali oltre i confini italiani.

Nuova fase della mobilità italiana

Il prolungarsi di tali decrementi (-2,1%, -1.767 iscrizioni per solo espatrio rispetto al 2022) e il ritardo delle ripartenze in numeri paragonabili al periodo prepandemico (sempre superiore alle 100 mila partenze per solo espatrio l’anno) spinge a pensare che, probabilmente, ci ritroviamo in una nuova fase della mobilità italiana. Quest’ultima, in realtà, ci ha abituati a cambiamenti repentini e continui che tengono conto del periodo storico e degli eventi, di qualsiasi tipo, che accadono. È come se l’epidemia di Covid avesse reso i migranti italiani che partono oggi meno spavaldi, meno propensi al rischio, ma con maggiore senso di responsabilità e una più intensa inquietudine rispetto ad una scelta di vita che potrebbe essere definitiva – considerando le esperienze di altri (parenti e amici) a loro vicini – e per questo ancora meno facile da prendere.

Italia residente all’estero sempre più giovane

L’Italia che risiede all’estero è sempre più giovane. Crescono le classi di età centrali costituite da giovani, giovani adulti e adulti maturi: il 23,2% (oltre 1,3 milioni) ha tra i 35 e i 49 anni; il 21,7% (più di 1,2 milioni) ha tra i 18 e i 34 anni. Lo rileva il rapporto Italiani nel Mondo della Fondazione Migrantes. Guardando alle classi di età più mature il 19,5% (oltre 1,1 milioni) ha tra i 50 e i 64 anni mentre gli anziani over 65 anni sono il 21,1%. Tra questi, la fascia più rappresentata è quella dei 65-74 anni (9,6%, 570 mila circa). I minori sono più di 855 mila (14,4%). Il 51% è all’estero da più di 15 anni, il 19,3% da meno di 5 anni. Il 49% è all’estero per espatrio, il 40,4% è nato all’estero da cittadini italiani. Aumentano sia il lavoro di rettifica di posizioni irregolari (reiscrizioni da irreperibilità) al 4,4% e sia le acquisizioni di cittadinanza (3,3%).

Il 75% di chi ha lasciato Italia è andato in Europa

Il 75,3% di chi ha lasciato l’Italia per espatrio nel corso del 2022 è andato in Europa; il 17,1% è, invece, arrivato nel continente americano (il 10,5% nell’America Latina) e il 7,4% si è distribuito in tutto il resto del mondo. Lo rileva il rapporto Italiani nel Mondo della fondazione Migrantes.

Il 16,4% delle iscrizioni per espatrio ha riguardato il Regno Unito; il 13,8% la Germania; il 10,4% la Francia e il 9,1% la Svizzera. I primi quattro paesi, tutti europei, raccolgono il 50% del totale delle partenze.

Dal 2022 tutte le destinazioni presentano variazioni negative (soprattutto in America Latina, Brasile -57,1% e Argentina -50,7%). Nell’ultimo anno si nota una sorta di saturazione della Spagna (+0,4% di variazione 2023-2022) quale meta privilegiata.

+17,8% italiani dopo pensione lascia Paese

Nel 2023, all’interno del generale decremento di partenze rispetto al 2022 (-2,1%), le iscrizioni all’Aire per la sola motivazione espatrio degli over 65 anni sono state 4.300 in totale. Le variazioni registrate, rispetto al 2022, sono: +17,8% per chi ha 65-74 anni, +15,1% per 75-84 anni e +5,3% per gli over ottantacinquenni. Lo rileva il rapporto Italiani nel mondo della Fondazione Migrantes che dal 2012 insieme con l’Inps, monitora lo stato di salute dei pensionati italiani che risiedono all’estero, che dall’estero rientrano in Italia o che fanno parte dei recenti flussi in uscita dal nostro Paese.

Restare-partire-tornare è dilemma di chi va via

 Il diritto a restare, il diritto a migrare, il diritto di ritornare sono tre facce dello stesso dilemma esistenziale provato dal migrante. È quanto viene evidenziato nel rapporto Italiani nel mondo della Fondazione Migrantes. Il ritorno presuppone un territorio e una comunità che siano rimaste ad aspettare, che ti riconoscano e che ti valorizzino nel cambiamento che la migrazione ha necessariamente prodotto nella persona migrante, nel suo status (di persona, lavoratore, genitore, membro di una coppia e di una comunità) e nei suoi ruoli.

© Copyright LaPresse - Riproduzione Riservata