Era il 16 ottobre 1943 quando i nazisti entrarono nel ghetto ebraico di Roma, supportati dai fascisti della Repubblica Sociale Italiana. Il rastrellamento avvenne tra le 5:30 del mattino e le 14 e passò alla storia come il sabato nero. In quelle ore vennero arrestate 1259 persone, di cui 689 donne, 363 uomini e 207 tra bambini e bambine, tutti o quasi appartenenti alla comunità ebraica della Capitale.
Alcune persone (237 per l’esattezza) vennero rilasciate perché di “sangue misto” mentre furono 1023 quelle deportate direttamente nel campo di sterminio di Auschwitz. Solo 16 sopravvissero, 15 uomini e una donna. Per l’operazione vennero usati 365 uomini della polizia tedesca, coadiuvati da quattordici ufficiali e sottufficiali.
“Il 16 ottobre 1943 si è compiuto uno dei crimini più efferati che la storia italiana abbia mai conosciuto. Alle prime ore del mattino i nazisti, con la complicità fascista, fecero scattare nella Capitale una spietata caccia all’uomo. 1259 innocenti vennero portati via dalle loro case per essere deportati nei campi di sterminio. Tra di loro anche oltre duecento bambini, strappati alla loro innocenza per essere condannati a morte. Solo in sedici fecero ritorno dall’abisso di Auschwitz. Un’atrocità che ha segnato per sempre la storia del popolo italiano e che deve essere da monito affinché niente di simile possa ancora accadere, anche sotto altre vesti”. Così la presidente del Consiglio Giorgia Meloni, che a Palazzo Chigi ha incontrato il presidente della Comunità Ebraica di Roma, Victor Fadlun. “In questa giornata – aggiunge la premier – rinnoviamo il nostro impegno per mantenere viva la memoria di quei fatti terribili e per combattere, in ogni sua forma, nuova e antica, il virus dell’antisemitismo. Il Governo esprime la sua vicinanza alla Comunità Ebraica di Roma, ai famigliari e ai discendenti dei deportati. Oggi più che mai, a seguito del terribile attacco di Hamas, ribadiamo la nostra solidarietà all’intero popolo d’Israele, ferito nuovamente dall’odio antisemita”.
“Sulla facciata della biblioteca di archeologia e storia dell’arte, a Via Portico d’Ottavia, una lapide ricorda che “qui ebbe inizio la spietata caccia agli ebrei”. Fu un sabato nero e tragico, quello del 16 ottobre di 80 anni fa. Fin dalle prime luci dell’alba i tedeschi circondarono non soltanto il Ghetto, ma molte altre zone di Roma: Trastevere, Testaccio, Monteverde, Trieste, Montesacro. Oltre 1000 persone tra cui donne, uomini e 200 bambini, furono privati delle loro libertà, strappati dalle loro case e lacerati nei loro affetti, colpiti nella dignità. Arrestati e trattenuti nel Collegio Militare a Via della Lungara, furono ammassati su alcuni treni in direzione dell’inferno quello di Auschwitz-Birkenau: si salvarono 15 uomini, una sola donna e nessun bambino”. Lo ha dichiarato il presidente della Regione Lazio, Francesco Rocca, in occasione dell’ottantesimo anniversario della deportazione degli ebrei romani.
“Abbiamo il dovere di coltivare la memoria perché è in grado di tenerci al riparo da derive razziste, violente e antisemite – ha aggiunto-. Esprimo, a nome della Giunta regionale, la vicinanza e l’amicizia alla Comunità Ebraica romana e laziale, nel giorno della commemorazione che ci vede tutti uniti nel condannare qualsiasi forma di odio”.
“16 ottobre 1943, il rastrellamento del Ghetto di Roma: 1259 ebrei vennero prelevati nelle loro case, 207 erano bambini. 1022 furono deportati ad Auschwitz, tornarono solo in 16. Una pagina terribile della nostra storia. Si è detto tante volte ‘mai più’, e invece l’odio antisemita continua a colpire: allora furono i nazisti, oggi è Hamas. Stessa ferocia, stesso brutale accanimento contro bambini e civili inermi. Ricordare il ‘sabato nero’ di 80 anni fa è sempre un dovere, ma non basta. Dopo i massacri dello scorso 7 ottobre, è oggi più che mai necessario andare oltre l’esercizio della memoria e schierarsi, senza ambiguità, contro il terrore e a sostegno chiaro e inequivocabile del diritto di Israele a esistere, a difendere il suo popolo e i suoi confini”. Lo scrive sui social Mara Carfagna, presidente di Azione, in occasione dell’ottantesimo anniversario del rastrellamento degli ebrei a Roma
“80 anni fa il rastrellamento al Ghetto di Roma: era il 16 ottobre 1943, una data buia per la nostra storia. Negli stessi giorni, oggi, il popolo ebraico è sotto attacco, ancora da parte di chi lo vorrebbe cancellare. Le violenze di Hamas sono la cosa più simile al nazismo che abbiamo visto negli ultimi anni”. Lo scrive il leader di Iv Matteo Renzi nella sua enews. “Per arrivare all’obiettivo ‘due popoli, due stati’ a mio giudizio – scusate se insisto -serve LA politica. Io credo che l’unica soluzione sia coinvolgere i paesi arabi moderati e riformisti coinvolgendo la leadership giordana, egiziana e del Golfo (a cominciare dai sauditi che come finalmente tutti stanno capendo sono i veri elementi di novità e di stabilità della Regione) per cambiare il futuro dei bambini della striscia di Gaza. Ma le centinaia di milioni di dollari che arrivano a Gaza non debbono più finire nelle tasche dei dirigenti di Hamas o – peggio ancora – nelle armi che servono a fare le stragi di innocenti come quella del 7 ottobre”, aggiunge.
Oggi ricorre l’80esimo anniversario del rastrellamento del ghetto di Roma. Le atrocità commesse da Hamas sulla popolazione civile israeliana rievocano la brutta pagina del genocidio degli ebrei. #MaiPiù”. Lo scrive sul suo profilo ‘X’ il vicepresidente del Consiglio e ministro degli Affari esteri Antonio Tajani nel giorno dell’anniversario del rastrellamento del ghetto di Roma.
“Gaza come il ghetto di Varsavia’. Recita così un manifesto affisso questa notte a Roma nel quartiere San Lorenzo, in zona Porta Maggiore. Oggi la città ricorda gli ottant’anni dal rastrellamento del Ghetto di Roma quando 1.259 vennero strappate dalle loro case: per quasi tutti loro si aprirono le porte dei campi di concentramento nazisti. Solo 16 di loro fecero ritorno.