Operazione contro il traffico di esseri umani in Sicilia. La Polizia di Catania, su mandato della Procura etnea, ha eseguito diverse misure di custodia cautelare nei confronti di cittadini stranieri ritenuti componenti di un gruppo criminale dedito all’organizzazione di viaggi transnazionali di Migranti. Dei 25 stranieri destinatari della precedente ordinanza di custodia cautelare, 7 sono attivamente ricercati. Le indagini sono scattate a seguito della vicenda relativa ad una minore straniera non accompagnata giunta nel 2021 al porto di Augusta, collocata presso una struttura del Catanese ma fermamente intenzionata a raggiungere la Francia seguendo le indicazioni avute in Libia da una donna che l’aveva avvicinata mentre si trovava in attesa di imbarco. La minore, giunta in Italia e collocata in struttura per minori stranieri non accompagnati, se ne allontanava affidandosi alle cure del soggetto indicatole in Libia e grazie all’operato di questo ultimo e di altri indagati, riusciva a fuggire per tre volte dalle comunità in cui veniva ospitata sino a raggiungere il territorio francese.
L’indagine ha permesso da subito di focalizzare l’attenzione su alcuni soggetti di cittadinanza guineana e ivoriana coinvolti nel trasferimento in Francia della giovane e, partendo da questi soggetti, consentiva di individuare un articolato sodalizio criminale di matrice straniera, a carattere transnazionale, formato da più cellule operative in Africa (Libia, Guinea, Costa d’Avorio, Tunisia e Marocco), in Italia (a Genova, Torino, Asti, Cuneo e Ventimiglia) ed in Francia, dedito al reato di favoreggiamento dell’immigrazione clandestina in favore di una clientela (donne, uomini, bambini e addirittura neonati) che, dietro pagamento di somme di danaro, variabili a seconda della natura degli accordi e della tranche di viaggio da eseguire (oscillando da almeno 200 euro per il mero passaggio dei confini sino a 1.200 euro circa per fasi di viaggio più ampie), si affidava ad esso perché specializzato nella “gestione” dei viaggi per raggiungere altri paesi dell’Unione Europea, in particolare in sconfinamenti verso la Francia. Il gruppo aveva “struttura fluida” capace di adattarsi ma in ogni caso ben definita quanto ai ruoli: non vi era evidentemente un capo all’apice, ma quattro capi/organizzatori ciascuno per ognuno dei gruppi, quattro entità collettive operanti con una organizzata gestione di risorse umane e materiali, stabilmente a disposizione le une delle altre e sinergicamente attive con metodi illeciti, con la finalità della commissione di plurimi delitti rientranti in un unico superiore progetto associativo che dall’Italia passava soltanto, in quanto iniziava all’estero e terminava all’estero. La struttura criminale era composta fondamentalmente da tre cellule: una con sede a Torino ed Asti; una con sede in Liguria; una terza con sede a Ventimiglia.