Il 55enne ex ufficiale ha aperto la porta della sua abitazione e ha consegnato ai Carabinieri le armi. Denunciato per procurato allarme e resistenza a pubblico ufficiale

Si è arreso dopo una lunga trattativa con i negoziatori, ex ufficiale di complemento, che da mercoledì mattina si era barricato in casa minacciando di spararsi con una delle armi che deteneva. I Carabinieri della Compagnia di Pordenone, che hanno coordinato la negoziazione con Luca.O., il 55enne residente nel comune di Cordovado, lo hanno bloccato subito dopo che l’uomo ha aperto la porta della sua abitazione e gli ha consegnato le armi che aveva il casa. Sotto il palazzo erano pronti ad intervenite gli uomini del Gis, il reparto speciale dell’Arma antiterrorismo. L’ex militare è stato fatto salire su un’autoambulanza del 118 per essere trasportato in ospedale scortato dai Carabinieri.

È stato un negoziatore del Gruppo d’Intervento Speciale dei Carabinieri ha convincere l’ex militare che si era barricato in casa a deporre la pistola che impugnava, con la quel minacciava di uccidersi, ed a consegnare le altri armi che possedeva. Un trattativa lunghissima, intavolata dai Carabinieri che erano intervenuti nell’abitazione dell’uomo nel comune di Cordovado in provincia di Pordeneone. Il 55enne è stato portato in ospedale. La Procura della Repubblica di Pordenone ha annunciato la diffusione, a breve, di un comunicato stampa dove verranno illustrati i dettagli della vicenda iniziata mercoledì mattina che ha tenuto in scacco un intero paese costringendo tredici persone a lasciare, per motivi di sicurezza, le loro case. 

Denunciato per procurato allarme e resistenza a pubblico ufficiale

Procurato allarme e resistenza a pubblico ufficiale sono i reati per i quali è stato denunciato, a piede libero, il 55enne. Lo comunica con una nota stampa la Procura di Pordenone. “La sua resa” – spiega il Procuratore – ” è stato l’ultimo atto di una situazione d’emergenza che ha letteralmente bloccato per tre giorni il piccolo paese della bassa pordenonese, ovvero da quando l’uomo, asserragliato all’interno della propria abitazione, ha omesso di osservare le procedure di un procedimento amministrativo riguardante le armi in suo possesso. Alla metà del mese di luglio, infatti, all’uomo dovevano essere notificati degli atti amministrativi inerenti al possesso di due fucili semiautomatici, di una pistola semiautomatica e dei relativi munizionamenti (circa 600 colpi di vario calibro). Quelle armi gli dovevano essere sequestrate in forma cautelativa, in ossequio a una disposizione prefettizia, dai militari della Stazione Carabinieri di Cordovado giacché il permesso di detenere legalmente le armi era scaduto“. “La procedura avrebbe potuto avere un rapido esito se l’uomo si fosse sottoposto alla prescritta visita medica comprovante l’idoneità psico-fisica prevista per legge. L’interessato, tuttavia, si era volontariamente rinchiuso in casa – per sua stessa ammissione – in una sorta di ritiro morale e spirituale. Uscire di casa per sottoporsi ai prescritti accertamenti psicofisici avrebbe comportato l’interruzione del suo ritiro, in realtà iniziato da diverso tempo, cosa ritenuta incompatibile con la sua scelta morale”, aggiunge il Procuratore.

“La situazione è letteralmente degenerata quando si è rifiutato di aprire la porta di casa ai Carabinieri di Cordovado anche solo per essere informato della notifica dell’atto, rifiutando – di conseguenza – di consegnare le armi. Da qui, l’assoluta necessità di intervenire, attesi soprattutto i diversi video che lo stesso aveva postato sul suo canale YouTube, intrisi di gravi minacce a varie autorità locali, nonché di espliciti intenti autolesionistici che potevano mettere a serio repentaglio gli abitanti dell’isolato ove lo stesso vive. Per tale motivo sono stati allontanati dalle rispettive abitazioni sette nuclei familiari per un totale di dodici persone. Solo grazie alla estrema professionalità dei negoziatori al termine di incessanti trattative, il soggetto ha deciso di interrompere il suo isolamento consegnandosi agli operatori e dando loro le armi di cui era in possesso. Il dispositivo attuato nella circostanza ha richiesto, oltre all’impiego di un consistente numero di militari dell’Arma territoriale e di vari reparti speciali, tra i quali i G.I.S., le A.P.I. di Udine (Aliquote di Pronto Intervento) e le S.O.S. di Gorizia (Squadre Operative Speciali), il coinvolgimento a vario titolo dei Vigili del Fuoco, della Polizia Locale, dei sanitari del 118, della Protezione Civile e dell’Amministrazione Comunale”, conclude la nota stampa della Procura di Pordenone. I negoziatori dei Carabinieri che lo hanno convinto ad arrendersi fanno parte di un team composto da militari specializzati dei Comandi Provinciali di Pordenone, Udine, Gorizia e del Nucleo Negoziatori del Gruppo d’Intervento Speciale di Livorno, reparto che ha anche coordinato la specifica attività. 

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