L'accusa di omicidio nei confronti dei due indagati resta invece, per il momento, a titolo colposo
Sono accusati di disastro con dolo eventuale i due indagati per la strage di operai a Brandizzo, Antonio Massa, tecnico Rfi, e Andrea Girardin Gibin, capo cantiere della ditta in appalto Sigifer. È la decisione della Procura di Ivrea che invece per il momento ha mantenuto l’iscrizione per omicidio colposo plurimo ma senza dolo, anche per non aggravare ulteriormente e prematuramente la posizione dei due sopravvissuti. Ciò che per la Procuratrice della Repubblica Gabriella Viglione e le pm Valentina Bossi e Giulia Nicodemi è certo al termine della seconda giornata dell’inchiesta è che il nulla osta a svolgere la manutenzione sul binario 1 non era ancora stato richiesto alla Centrale Operativa competente che comanda il traffico ferroviario, oppure era in fase di richiesta mentre già i 5 operai travolti dal treno si trovavano a lavoro. Ora gli inquirenti vogliono appurare anche se si sia trattato di una condotta occasionale o invece di una prassi, una ricorrenza, nonostante la presenza di due persone deputate proprio a quel ruolo sulla scena della tragedia.
Una procedura infallibile sulla carta
Da quanto apprende LaPresse sulla carta la procedura di Rete Ferroviaria Italiana anche in presenza di ditte esterne non è permeabile a errori perché prevede doppi e tripli passaggi autorizzativi sebbene sei sindacati – fra cui tutti i confederali – abbiano siglato un duro comunicato in cui si parla di “sollecitazioni e forzature” nell’ultimo periodo “da parte di responsabili aziendali nei confronti dei lavoratori, per affrettarsi a svolgere attività notturne” e “pressioni nei confronti dei lavoratori, per dare la propria disponibilità al di fuori dal proprio nucleo manutentivo in attività notturne”. Le procedure standard hanno addirittura accorgimenti come il taglio delle linee elettriche durante le manutenzioni, sistemi SCMT (Controllo Marcia Treno) che in caso di interruzione porta alla frenatura automatica e le comunicazioni ufficiali consegnate fisicamente in formato cartaceo timbrate e con la firma oppure telefonicamente ma con un modulo dove si registra chi riceve la chiamata, con chi ha parlato, da che ora a che ora, in quale tratto è prevista l’interruzione. Sono anche questi al termine delle prime 48 ore d’indagine gli elementi su cui polizia ferroviaria e Procura di Ivrea si concentreranno nei prossimi giorni. Oggi, 1 settembre, intanto, sono stati sentiti i due macchinisti che erano a bordo del convoglio, già ascoltati rapidamente nell’immediato dopo l’incidente. È “pacifico” – sostengono i magistrati – che non sapessero nulla della presenza di Kevin Laganà, Michael Zanera, Giuseppe Sorvillo, Giuseppe Aversa e Giuseppe Saverio Lombardo sui binari.
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