Il governatore lombardo era accusato di frode in pubbliche forniture e inadempimento contrattuale
Il presidente della Regione Lombardia, Attilio Fontana, il cognato Andrea Dini e i tre dirigenti della Regione e della maxi centrale acquisti Aria Spa coinvolti nel cosiddetto ‘caso camici’ non saranno processati. Lo ha deciso questa mattina la Corte d’appello di Milano respingendo il ricorso presentato dal sostituto procurato generale Massimo Gaballo che aveva ‘sposato’ la linea dei pm di Milano Carlo Scalas e Paolo Filippini contro il proscioglimento sancito in primo grado il 13 maggio 2022 dal Gup di Milano Chiara Valori “perché il fatto non sussiste”. Le motivazioni del provvedimento verranno depositate entro 90 giorni.
Il governatore lombardo, difeso dagli avvocati Jacopo Pensa e Federico Papa, era accusato di frode in pubbliche forniture e inadempimento contrattuale per l’affidamento da parte della Regione Lombardia di una fornitura da 75mila camici e 7mila Dpi a Dama Spa – società del cognato con un 10% delle quote in mano alla moglie di Fontana, Roberta Dini – per 513mila euro. Fornitura poi trasformata in una donazione di 50mila camici quando la notizia divenne pubblica. Per compensare il mancato guadagno, inoltre, Fontana aveva predisposto a favore del cognato un bonifico da 250mila euro da un suo conto all’Unione Fiduciaria dal quale nel 2015 aveva ‘scudato’ 5,3 milioni di euro.
Operazione bloccata e finita sotto la lente della Unità d’Informazione Finanziaria della Banca d’Italia dando il via a un ulteriore filone di indagine per autoriciclaggio archiviato su istanza della stessa Procura di Milano. Nell’atto di appello dei pm contro il proscioglimento in primo grado si era parlato di “condotte funzionali alla tutela degli interessi del Governatore Attilio Fontana e di quelli economici della Dama spa” che hanno “avuto l’esito di posporre l’interesse pubblico ad interessi privati convergenti”. Per i pm la prima sentenza di proscioglimento sarebbe stata viziata da una “non corretta lettura degli atti processuali”. Una linea che non è stata sposata dai giudici dell’appello. Assieme a Fontana e al cognato erano imputati Filippo Bongiovanni, ex direttore generale di Aria, la dirigente a capo dell’ufficio acquisti di Aria, Carmen Schweigl e Pier Attilio Superti, vice segretario generale di Regione Lombardia. Per tutti era stato chiesto il processo che, dopo la decisione, non si farà.
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