Il papà del giovane ucciso in una rissa in un locale in Spagna nel 2017 commenta la sentenza in appello a 23 anni di carcere per Rassoul Bissoultanov
Non aver riconosciuto le aggravanti “per un ragazzo ucciso in quel modo” “non è buon segnale”. Così Luigi Ciatti, padre di Niccolò, commenta la sentenza di appello che ha stabilito una condanna a 23 anni di carcere per Rassoul Bissoultanov, l’uomo accusato di aver picchiato a morte il giovane italiano in un locale di Lloret de mar, in Spagna, nel 2017. L’accusa chiedeva l’ergastolo. “Noi ce l’abbiamo messa tutta per Niccolò – prosegue il padre della vittima, visibilmente commosso – ma purtroppo non siamo riusciti e non riusciamo a dargli quel minimo di giustizia che si meriterebbe. Evidentemente c’è qualcosa che non va in questa giustizia, soprattutto spagnola ma anche italiana, così poco sensibile e che non ci rappresenta”.
“Chi commette certi crimini deve pagare e non scordiamoci che l’imputato, oramai riconosciuto colpevole, è libero perché fuggito e nessuno lo cerca”, aggiunge. Bissoultanov “continua la sua vita, mentre a Niccolò gliel’ha tolta – conclude – andiamo avanti ma ci rendiamo conto che non esiste una giustizia terrena che possa aiutarci a superare quanto accaduto. Ora aspettiamo di raggiungere il nostro Niccolò”.
© Copyright LaPresse - Riproduzione Riservata