Riprende il processo nei confronti del figlio del fondatore M5s: è accusato di violenza sessuale di gruppo

È ripreso nell’aula di giustizia del tribunale di Tempio Pausania, in Sardegna, il processo nei confronti di Ciro Grillo, figlio di Beppe, comico e fondatore del Movimento 5 Stelle, accusato insieme agli amici Francesco Corsiglia, Vittorio Lauria ed Edoardo Capitta di violenza sessuale di gruppo nei confronti di due ragazze conosciute in discoteca dopo una serata trascorsa nella casa di Cala di Volpe, vicino a Porto Cervo, tra il 17 e 18 luglio del 2019.

In qualitá di testimone viene sentita Parvin Tadjik, moglie di Beppe Grillo e madre di Ciro, che la notte della presunta violenza nei confronti delle due ragazze aveva dormito in una abitazione adiacente a quella dove sarebbe avvenuto il reato. La Tadjik aveva negato nel primo interrogatorio di garanzia di aver notato qualcosa di strano quella notte o la mattina successiva, quando aveva incontrato il figlio e gli amici.

Nella testimonianza, ha dichiarato Antonella Cuccureddu, uno degli avvocati del collegio difensivo che assiste Ciro Grillo e i tre amici, “la signora Grillo ha testimoniato di non aver sentito assolutamente nulla, né lei né le persone che stavano con lei il giorno del fatto”.

Insieme alla madre dell’imputato principale nell’udienza, che si svolgerá a porte chiuse, dovrebbero essere sentiti anche altri testimoni, tra i quali la domestica di casa Grillo, una vicina di casa, due farmacisti e i gestori e alcuni dipendenti di un bar.

 

Il fatto, dunque, risale alla mattina del 17 luglio 2019. In una villetta di Porto Cervo in Costa Smeralda quattro ragazzi genovesi amici d’infanzia, tra cui Ciro Grillo, e due ragazze di Milano, dopo essersi conosciuti la sera prima in discoteca, al Billionaire, avevano passato la serata insieme. Il 26 luglio, quindi nove giorni dopo, ritornata a Milano al termine della vacanza, una delle due ragazze raccontò ai carabinieri che in quella villetta aveva subito violenza sessuale. Ripetutamente e da tutti e quattro, mentre la sua amica dormiva. Un racconto che portò all’apertura di un fascicolo giudiziario da parte della Procura di Tempio Pausania con il rinvio a giudizio dei quattro imputati. I quali hanno scelto di essere processati con rito ordinario e rischiano, in caso di condanna, fino a 12 anni di carcere. La vicenda assunse poi anche un rilevo mediatico e venne catapultata sulla scena politica quando Beppe Grillo decise di girare un video nel quale prendeva le difese del figlio e dei suoi amici, definendoli “quattro coglioni, non stupratori” e sollevando dubbi sulla ragazza vittima della presunta violenza sessuale, perché la mattina dopo avrebbe “fatto kitesurf”.

La ragazza che ha denunciato per prima Ciro Grillo e gli amici é italo-norvegese ed é stata chiamata durante il processo Silvia, con un nome di fantasia. Roberta é invece il nome di fantasia dell’amica, che dormiva durante i presunti atti di violenza e che a sua volta ha denunciato di aver subito atti sessuali mentre era addormentata.

Agli atti sono stati depositati video e fotografie in cui si vedono tre dei quattro ragazzi nudi e in posizioni sessualmente esplicite proprio davanti a Roberta, la seconda ragazza, mentre dormiva.

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