Nuovo sopralluogo dei vigili del fuoco e della polizia giudiziaria al 15esimo e 16esimo piano della Torre dei Moro
Potrebbe essere stato il cosiddetto ‘effetto lente’ a innescare l’incendio, divampato nell’appartamento del 15esimo piano del palazzo in via Antonini a Milano, distrutto da dalle fiamme domenica scorsa. Le indagini, condotte dal nucleo investigativo dei vigili del fuoco e coordinate dal procuratore aggiunto Tiziana Siciliano e dal pm Marina Petruzzella, procedono a 360 gradi. Inquirenti e investigatori, dopo aver escluso l’ipotesi del corto circuito, stanno valutando anche l’eventualità che i raggi solari abbiano attraversato un pezzo di vetro, forse una bottiglia lasciata sul balcone del bilocale, e li abbiano fatti confluire in un punto ben preciso. L’alta temperatura sviluppata avrebbe potuto far prendere fuoco al materiale sottostante. Probabilmente un pezzo di carta o un rifiuto.
Una ipotesi complessa, che si verifica non di rado in un bosco o in un campo, ma difficilmente in un palazzo di Milano, dicono alcune fonti investigative, soprattutto se si considera che le temperature di domenica scorsa in città non erano elevatissime. Tra le eventuali cause al vaglio, anche quella che all’origine del rogo ci sia invece un mozzicone di sigaretta.
Difficile, però, capire come ci sia finito. Il proprietario dell’appartamento e il figlio, che ci vive, sono stati sentiti in videoconferenza dal procuratore aggiunto Tiziana Siciliano. Entrambi hanno ribadito che la corrente nella casa, disabitata da giugno, era staccata. Circostanza confermata anche dai tabulati dei consumi elettrici. Anche il custode del palazzo, Walter Aru, che 5 giorni prima dell’incendio era entrato in casa per bagnare le piante, aveva detto che la corrente era staccata.
Le piste battute dagli inquirenti in questi giorni sono numerose e differenti tra loro. Per accertare ulteriori elementi di indagine, i vigili del fuoco del nucleo investigativo e la polizia giudiziaria hanno effettuato un nuovo sopralluogo al 15esimo e al 16esimo piano del grattacielo.
Nel frattempo, alcuni condomini che sono “persone offese”, rappresentati dall’avvocato Solange Marchignoli, ha depositato la nomina dell’ingegnere Massimo Bardazza, esperto che ha lavorato in casi importanti come il disastro di Linate del 2001 e più recentemente sulla palazzina esplosa in via Brioschi, come consulente di parte. Anche altri avvocati si stanno presentando in Procura per depositare le loro nomine per tutelare le posizioni di altri inquilini che hanno perso la casa. Se verranno disposti accertamenti irripetibili da parte della Procura, che potrebbe decidere effettuare una perizia sulla torre, i condomini con i loro avvocati e consulenti potranno prendervi parte.
Nel corso della settimana, inoltre, gli inquirenti contano di ascoltare anche i responsabili della Moro Costruzioni, negli anni confluita nella Moro Real Estate, che ha realizzato la Torre, e quelli della Aza Corp (ex Aghito Zambonini) che ha realizzato il rivestimento esterno, bruciato in una manciata di minuti perché, come hanno accertato i vigili del fuoco, era composto da “materiale altamente infiammabile”.
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