“Stare vicini alle famiglie è un dovere istituzionale” ha detto la sindaca, Marcella Severino

Le strade deserte, il silenzio e la commozione. Due lumini e un fiore lasciati ai piedi della funivia. Il giorno dopo la tragedia del Mottarone, che ha provocato la morte di 14 persone, la città di Stresa si stringe nel lutto: “Stare vicini alle famiglie è un dovere istituzionale” ha detto la sindaca, Marcella Severino. Da quando è arrivata sul luogo del dramma, domenica, non ha smesso di avere le lacrime agli occhi. Nessuna delle vittime è del comune del Verbania – Cusio – Ossola ma il dolore è lo stesso. Alle 12 le campane del paese hanno suonato 14 rintocchi: uno per ogni vittima. Quattordici i minuti di silenzio, in cui tutte le attività hanno abbassato le serrande, alla stessa ora. “Ringrazio la sindaca per aver voluto il lutto cittadino” ha detto il ministro delle Infrastrutture e dei Trasporti Enrico Giovannini. “È chiaro che in un momento di ripartenza come in tutto il Paese questa comunità è stata particolarmente colpita da questo evento – ha aggiunto il ministro alla conferenza stampa del Palacongressi di Stresa – La comunità ha dimostrato non solo responsabilità ma anche grande partecipazione”.

Il dolore degli abitanti di Stresa

Lo stesso sguardo della sindaca lo hanno anche molti cittadini nelle piazze del comune sulle sponde del Lago Maggiore. “Avevamo bisogno di ricominciare a vivere invece questa tragedia ti lascia senza parole” spiega a LaPresse Claudio Capuani, un dipendente di un’azienda di corrieri, mentre consegna i pacchi in centro città. “Affrontiamo malissimo questa situazione”, aggiunge. “E’ stato un colpo molto duro per la zona”, “C’è solo immenso dolore”, “non vogliamo più parlare” sono le risposte dei cittadini ai tanti giornalisti che chiedono come la comunità stia vivendo la tragedia. In molti non nascondono che, insieme al lutto per le persone decedute, c’è anche un po’ di ansia per il futuro: “Già non c’era nessuno per il Covid, ora chi verrà qui?” si chiedono in paese. La funivia era infatti utilizzata soprattutto dai turisti: “Ora con la chiusura dell’impianto (che è sotto sequestro, ndr) gli alberghi, i ristoranti, la gente del Mottarone come faranno?” si chiede Antonio Ridolfo dal tavolino di un bar. Anche a Baveno, comune ‘gemello’ di Stresa, c’è stato il lutto cittadino: “E come potrebbe essere altrimenti” dicono al bar sul lungolago. Gli abitanti di Stresa non utilizzano quasi mai l’impianto: eppure è anche un mezzo di trasporto a tutti gli effetti, necessario a chi vive sulla cima del Mottarone. Anche per questo la procura ipotizza il reato di attentato colposo alla sicurezza dei trasporti, oltre a quello di omicidio colposo plurimo e di lesioni colpose.

I primi soccorritori: “Mai vista una cosa del genere”

I primi ad arrivare sul posto, domenica, non riescono a dimenticare: “In 25 anni non ho mai visto una cosa del genere – spiega Franco Gazzola, viceresponsabile della sezione locale del Soccorso Alpino, con le lacrime agli occhi – Come sezione abbiamo in carico la funivia. Prima sono arrivati gli elicotteri, che avevano portato via i due bambini ancora in vita. Di solito ne facciamo di interventi brutti ma qui è stato un disastro. Trovare così tante persone morte… Nessuno se lo immaginava”. La cabina si è accartocciata, rimbalzando più volte a terra e andando a sbattere contro gli abeti presenti nella zona: “Sarà che sono un nonno ma vedere un bimbo morto, così, è stato terribile – aggiunge – Nella cabina erano in cinque, anche il bambino di due anni. Gli altri corpi erano fuori”. Al momento la zona della tragedia è irraggiungibile: l’area è stata posta sotto sequestro, il cavo tranciato è ancora a terra mentre la cabina giace al suolo, coperta da un telo per la pioggia.

© Copyright LaPresse - Riproduzione Riservata