Il segretario generale Uilm Rocco Palombella: "Paradossale che il governo non intervenga con una presa di posizione chiara e netta"

Sale la tensione, e il caos, sull’ex Ilva di Taranto. ArcelorMittal annuncia un taglio alla produzione e agli investimenti accusando indirettamente il governo. “Aminvestco fa riferimento all’accordo di investimento firmato con Invitalia lo scorso 10 dicembre 2020 che prevede l’impegno di Invitalia a sottoscrivere e versare un aumento di capitale di euro 400 milioni entro il 5 febbraio 2021 e una serie di altre misure per sostenere gli investimenti della società. Nonostante la natura vincolante dell’accordo, a oggi Invitalia non ha ancora sottoscritto e versato la sua quota di capitale e quindi non ha adempiuto agli obblighi previsti dall’accordo. Questo persistente mancato adempimento sta seriamente compromettendo la sostenibilità e le prospettive dell’azienda e dei suoi dipendenti. Conseguentemente Aminvestco è costretta ad annunciare una riduzione dei suoi livelli di produzione e un rallentamento temporaneo dei suoi piani di investimento”, sferza il gruppo franco-indiano, “queste misure saranno in vigore fintanto che Invitalia non adempierà agli impegni presi con l’accordo di investimento”. Poi il passo indietro sulla fermata di alcuni impianti, senza però alcuna comunicazione ufficiale ai sindacati, sempre più sul piede di guerra.

“E’ inverosimile quello che sta accadendo a Taranto”, rimarca il segretario generale Uilm Rocco Palombella, “è paradossale, inoltre, che il governo non intervenga con una presa di posizione chiara e netta, nonostante un accordo siglato il 10 dicembre scorso che prevede l’ingresso di Invitalia nel capitale di Ami. Non sappiamo precisamente cosa sia accaduto, ma il passo indietro di Ami nel totale e assordante silenzio del governo ci lascia basiti. Come si può continuare a giocare così sulla pelle di migliaia di lavoratori e lasciare allo sbando un settore così strategico per la produzione di acciaio in Italia?”.

Chiedono che il presidente del Consiglio intervenga subito anche la segretaria generale Fiom-Cgil Francesca Re David e il segretario nazionale Fiom-Cgil e responsabile siderurgia Gianni Venturi, che parlano di “chiare responsabilità di Invitalia e del governo per i ritardi sul completamento degli assetti societari e sul rilancio industriale ed ambientale del sito, ma ciò non legittima il comportamento di ArcelorMittal, che prima sembra prendere in ostaggio i lavoratori scaricando su di loro responsabilità improprie e poi improvvisamente comunica una decisione opposta”.

Anche il segretario generale Fim Cisl Roberto Benaglia e il segretario nazionale Valerio D’Alò denunciano “l’incertezza” nell’azione dell’esecutivo. “Il 2021 doveva essere per il polo siderurgico di Taranto l’anno del rilancio – affermano -, con il ritorno a 5 milioni di tonnellate di produzione, l’avvio di investimenti in impianti e ambiente, e l’ingresso rapido dello Stato nel capitale di AmInvestco. Non solo di tutto ciò non si è fatto nulla, ma i comportamenti di governo, azienda ed enti locali stanno portando alla chiusura il polo siderurgico di Taranto”.

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