Fermato anche il figlio, sarebbero 'soci occulti' del 're' dell'eolico Vito Nicastri. Il gip nell'ordinanza: "Gli Arata avevano accordi corruttivi con l'ex sottosegretario Siri"
Arrestati Paolo Arata, ex consulente della Lega per l’energia ed ex deputato di Forza Italia, e il figlio Francesco. I due sono accusati di corruzione, autoriciclaggio e intestazione fittizia di beni. Secondo la procura di Palermo, sarebbero soci occulti dell’imprenditore trapanese dell'eolico Vito Nicastri, ritenuto dai magistrati tra i finanziatori della latitanza del boss Matteo Messina Denaro.
Arata è indagato anche nell'ambito del filone d'inchiesta che vede coinvolto l'ex sottosegretario leghista Armando Siri, accusato di aver preso una mazzetta da 30mila euro per spingere una norma sull'eolico.
Nell'inchiesta, secondo quanto si apprende, sono coinvolti anche alcuni pubblici ufficiali, tra cui Giacomo Causarano, funzionario dell'assessorato regionale al Territorio e ambiente, e Angelo Mistretta, funzionario del Comune di Calatafimi. Entrambi sono accusati di corruzione per l'esercizio delle funzioni. Ai domiciliari è finito Alberto Tinnirello, ex dirigente dell’assessorato regionale all’Energia. In diverse intercettazioni Arata parla dei due funzionari pubblici con frasi del tipo: "Quanto gli abbiamo dato a Tinnirello?" e "Quello l'hanno spostato perché è corrotto".
"Arrestato Arata. Corruzione e mafia vanno combattute con la massima durezza. Ora in Regione Sicilia chi aveva dato concessioni per i 2 parchi eolici in questione con grande leggerezza dovrà fornire risposte!", il commento del presidente della commissione Antimafia Nicola Morra.
Matteo Salvini – Il ministro degli Interni, Matteo Salvini è intyervenuto sulla questione dell'arresto di Arata in due diversi momenti. Prima, in un Facebook Live ha detto: "Non commento indagini e arresti, anche Emiliano è indagato ma io non festeggio". Più tardi, parlando con i cronisti alla Camera, ha preso le distanze da Arata: "Non commento le indagini. Arata è venuto a un convegno della Lega e ho scoperto poi che era un consulente per le energie mio personale. Diciamo che anche i giornalisti dovrebbero fare più attenzione quando scrivono o dicono certe cose". Salvini, a Montecitorio,ha anche parlato del caso di Massimo Garavaglia (il viceministro leghista all'Economia sotto processo davanti alla Corte dei Conti per la vendita di un Palazzo mentre era assessore della Regione Lombardia): "Cosa accadrà in caso di condanna? Ne parleremo eventualmente domani (la sentenza è prevista per giovedì; ndr), a cose fatte. Non anticipo le sentenze".
Arrestato #Arata.#Corruzione e #mafia vanno combattute con la massima durezza.
Ora in Regione #Sicilia chi aveva dato concessioni per i 2 parchi eolici in questione con grande leggerezza dovrà fornire risposte!https://t.co/m5p3JuobhF— Nicola Morra (@NicolaMorra63) 12 giugno 2019
Il gip: "Accordi corruttivi tra Arata e Siri" – "Tra i fatti di reato, nel corso delle indagini, sono emersi anche ipotizzati accordi corruttivi raggiunti a Roma nel settembre 2018 da Paolo Arata, dal figlio Francesco e dell'attuale senatore Armando Siri", sottolinea il gip Nicastro nell'ordinanza. Gli atti relativi a Siri sono stati trasmessi alla procura della Repubblica della Capitale, "ufficio con il quale – spiega il gip – è in corso un pieno e proficuo coordinamento investigativo che ha consentito tra l'altro, lo scorso 18 aprile, l'esecuzione congiunta di attività di perquisizione e sequestro nei confronti di alcuni indagati iscritti sia nell'ambito del presente procedimento che nell'ambito di quello pendente innanzi all'autorità giudiziaria di Roma".
Le indagini "hanno ulteriormente dimostrato che, oltre alla plurima creazione illecita di società dietro cui celarsi e continuare ad operare occultamente, Vito Nicastri, anche attraverso il suo prestanome Arata, intesseva 'more solito' una fitta rete di relazioni con dirigenti e politici regionali al fine di ottenere (in un caso anche dietro versamento di denaro) corsie preferenziali e trattamenti di favore nel rilascio di autorizzazioni e concessioni necessarie per operare nel settore".
"Il settore delle energie rinnovabili – prosegue il gip – è stato oggetto in tempi recenti di particolari attenzioni da parte di Cosa Nostra e degli imprenditori a questa vicini e/o contigui". Questa "confluenza di interessi, da parte di più articolazioni mafiose, è stata plasticamente rappresentata dal suo capo assoluto, Salvatore Riina, il quale durante la sua detenzione nel carcere milanese di Opera (Milano), nell'affrontare temi e vicende relative ad altre questioni criminali, commentava già nel 2013 con il suo interlocutore la decisione di speculare nel settore eolico da parte del latitante Matteo Messina Denaro, reo a dire del Riina di tralasciare gli affari tradizionalmente oggetto delle attività criminale di Cosa Nostra e di dedicarsi ai 'pali', figura retorica utilizzata dal boss per indicare l'attività imprenditoriale riferibile al settore dell'eolico", spiegano gli inquirenti.
"Era assolutamente prevedibile, dunque, che in ogni affare che dovesse e potesse interessare tale settore venisse coinvolto proprio Vito Nicastri", si legge ancora nell'ordinanza, in quanto "costui oltre ad avere un'indubbia competenza ed abilità in tale settore, è un imprenditore in passato condannato in via definitiva per i reati di corruzione e truffa aggravata, commessi agli inizi degli anni 2000 proprio in relazione ad iniziative imprenditoriali nel settore delle rinnovabili; poi, in ragione anche dei suoi datati rapporti con l'organizzazione mafiosa, gli è stata applicata, nel 2013, la misura di prevenzione personale della sorveglianza speciale, nonché quella reale della confisca – preceduta da una serie di sequestri eseguiti già nel 2010 – di un ingentissimo patrimonio".
In merito a Tinnirello, secondo gli inquirenti, "può ritenersi con qualificata probabilità che in un arco temporale abbastanza ampio (in data prossima al dicembre 2017 e sino a tutto il 31.1.2019) asserviva la funzione pubblica esercitata agli interessi privati dei Nicastri e degli Arata, dai quali veniva 'messo a libro paga' ricevendo delle somme di denaro di importo non determinato (ciò in data anteriore e prossima al 17.5.2018) e nei cui confronti si impegnava permanentemente a compiere una serie indeterminata di atti ricollegabili alla sua funzione esercitata, taluni dei quali emersi e sopra specificati ma nessuno dei quali allo stato legati da un preciso nesso causale con la dazione indebita del denaro".
Le intercettazioni – "Prima del suo arresto, relazionandosi con terze persone in merito a questioni lavorative, Francesco e Paolo Arata (figlio e padre, ndr) facevano riferimento alla figura di Vito Nicastri non già come un dipendente o collaboratore delle loro società, bensì come vero e proprio 'socio'", scrive ancora il gip. E' lo stesso Arata padre a dirlo, non sapendo di essere intercettato: "Io sono socio di Nicastri al 50%". E ancora: "Ero socio con Vito che era il più bravo del settore.. il più bravo… Il più bravo in assoluto, lo chiamano il re dell'eolico.. abbiamo fatto due società", sono le parole di Arata.
La tangente a Tinnirello – "Quanto gli abbiamo dato a Tinnarelli (Tinnirello, ndr)?". E' questa l'intercettazione che incastra Paolo Arata. L'imprenditore non sapendo di essere ascoltato, parla del dirigente della Regione Sicilia Alberto Tinnirello, che si trova ai domiciliari. Secondo la ricostruzione dei pm coordinati dal procuratore aggiunto Paolo Guido, Tinnirello avrebbe incassato una tangente, non quantificata dagli investigatori, in cambio di informazioni su pratiche amministrative. Quell'espressione intercettata, secondo gli inquirenti, "consente di ritenere con certezza che in quel momento, proprio in ragione della pratica Solgesta, Tinnirello aveva già ricevuto del denaro – si legge nell'ordinanza a firma del gip di Palermo -. Anche a fronte di tale inequivoca confessione, il figlio Francesco non mostrava alcuno stupore (che avrebbe invece mostrato ove non fosse stato già reso edotto e partecipe del pagamento del denaro), limitandosi a non ricordare solo il quantum della dazione".
Pd – Dal Pd arrivano, ovviamente, richieste di chiarimento alla Lega e a Salvini. Dice il senatore Franco Mirabelli, capogruppo in Commissione antimafia: "Non credo che il ministro degli Interni e segretario della Lega possa restare in silenzio: svolge un ruolo che non può essere indebolito da dubbi o sospetti. Salvini dica e chiarisca su questa vicenda, almeno prenda le distanze e si esprima. L'audizione preannunciata in commissione Antimafia può essere l'occasione, ma è bene che il vicepremier non aspetti. L'unica cosa che non può fare è far finta di niente o pensare di cavarsela spostando l'attenzione, come fa stamattina, sulla futura chiusura del Cara di Mineo".
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