Bonafede chiede accertamenti sulla vicenda all'ispettorato del ministero della Giustizia
"Ho fornito ogni elemento per dimostrare di non aver mai ricevuto somme di denaro, di non aver mai avuto rapporti con gli avvocati Piero Amara e Giuseppe Calafiore e soprattutto di non aver mai perorato il nominativo di Giancarlo Longo per la Procura di Gela". Così il pm di Roma Luca Palamara, dopo il lungo interrogatorio avuto con i magistrati di Perugia che lo indagano per corruzione. Palamara ha ribadito di essere "totalmente estraneo all'accusa infamante di aver ricevuto denaro" o qualsiasi altro bene.
Nel frattempo il consigliere del Csm Luigi Spina, anche lui indagato, ha deciso di autosospendersi. "In data odierna il Consigliere Luigi Spina, in considerazione degli eventi che recentemente lo hanno coinvolto, ha dichiarato che non parteciperà all'attività delle Commissioni e del Plenum del Consiglio superiore della magistratura e ha chiesto di essere sostituito dalle funzioni di componente delle Commissioni", si legge in una nota del Comitato di presidenza del Csm. "Tale comunicazione – prosegue il comunicato – rende allo stato non necessaria una ulteriore iniziativa del Comitato dovendosi considerare equivalente a una sospensione da tutte le attività consiliari".
Bonafede e Anm – Il ministro della Giustizia Alfonso Bonafede ha investito, già qualche settimana, l'ispettorato del ministero di via Arenula con il compito di svolgere accertamenti sul caso e anche l'Associazione nazionale magistrati, di cui Palamara è stato presidente, segue "con la massima attenzione l'evoluzione delle indagini della Procura di Perugia".
L'azione dei magistrati italiani, sottolinea l'Anm, "deve ispirarsi quotidianamente a principi di correttezza, trasparenza, impermeabilità ambientale, assoluta distanza e terzietà dagli interessi economici e personali. Ogni comportamento che si discosta da tali principi compromette e lede l'immagine dell'intera magistratura. Immagine che l'Anm intende tutelare: chiederemo alla Procura di Perugia gli atti ostensibili per poter avere una diretta conoscenza dei fatti e consentire una preliminare istruzione dei probiviri sulle condotte di tutti i colleghi, iscritti alla Anm, che risultassero in essi coinvolti". È un atto che "riteniamo necessario per salvaguardare il lavoro, l'etica e l'impegno che ogni magistrato – conclude la nota dell'Anm – testimonia ogni giorno col suo lavoro". È stato convocato, con assoluta urgenza, il Comitato Direttivo Centrale dell'Anm per il giorno mercoledì 5 giugno ore 9, al fine di valutare i fatti emersi e quelli che dovessero emergere, e di adottare ogni conseguente iniziativa.
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