La cerimonia di commemorazione nell'aula bunker. Salvini risponde agli assenti Musumeci e Fava: "Sbaglia chi si divide sulla lotta alla mafia"
"La Repubblica si inchina nel ricordo delle vittime e si stringe ai familiari. Vanno ringraziati quanti da una ferita così profonda hanno tratto ragione di un maggior impegno civico per combattere la mafia, le sue connivenze, ma anche la rassegnazione e l'indifferenza che le sono complici". A 27 anni da quel 23 maggio 1992 in cui Cosa Nostra fece saltare in aria sull'autostrada A29 le auto di Falcone e della sua scorta, il presidente della Repubblica Sergio Mattarella ricorda le vittime e sottolinea l'importanza di combattere la criminalità organizzata.
Nell'aula Bunker dell'Ucciardone, luogo simbolo del Maxiprocesso a Cosa Nostra dove si tengono le celebrazioni isitituzionali, ci sono anche il premier Giuseppe Conte, il presidente della Camera Roberto Fico e il ministro dell'Interno e vicepremier Matteo Salvini. Assenti, in polemica col ministro dell'Interno, il presidente della Regione Sicilia Nello Musumeci e quello dell’Antimafia Claudio Fava. "Sbaglia chi si divide sulla lotta alla mafia", dice loro il leader leghista. "Chiunque usi questa giornata per attacchi politici sbaglia, non fa torto a me ma fa torto all'Italia e alla memoria di Falcone e agli uomini della scorta e a quanti sono morti".
Nel pomeriggio sono partiti i due tradizionali cortei di #PalermoChiamaItalia, che hanno visto protagonisti soprattutto gli studenti e che si sono conclusi sotto l'Albero Falcone, in via Notarbartolo, per il Silenzio, alle 17.58, l'ora della strage di Capaci. "Come fecero spontaneamente centinaia di palermitani che subito dopo l'attentato mafioso di Capaci si ritrovarono davanti all'abitazione di Giovanni, così ogni anno tutti noi in via Notarbartolo ci stringiamo attorno all'Albero Falcone. Questa sempreverde magnolia è il nostro simbolo di memoria e riscatto. Oggi qui siamo tantissimi e abbracciamo idealmente Giovanni, Paolo, Francesca, Vito Schifani, Rocco Dicillo, Antonino Montinaro, Emanuela Loi, Agostino Catalano, Vincenzo Li Muli, Walter Eddie Cosina, Claudio Traina. Il silenzio delle 17:58 è la preghiera laica che vi rivolgiamo", così il senatore Pietro Grasso (LeU) in un post su Facebook.
Mattarella – Nel suo intervento il presidente Mattarella elenca le vittime: "I nomi di Giovanni Falcone, Paolo Borsellino, Francesca Morvillo, Rocco Dicillo, Antonio Montinaro, Vito Schifani, Agostino Catalano, Walter Eddie Cosina, Vincenzo Li Muli, Emanuela Loi, Claudio Traina sono indimenticabili. Nella loro disumanità gli assassini li hanno colpiti anche come simboli – a loro avversi – delle istituzioni democratiche e della legalità. Il loro sacrificio è divenuto motore di una riscossa di civiltà, che ha dato forza allo Stato nell'azione di contrasto e ha reso ancor più esigente il dovere dei cittadini e delle comunità di fare la propria parte per prosciugare i bacini in cui vivono le mafie".
"Questa riscossa – aggiunge il capo dello Stato – ha già prodotto risultati importanti. Ma deve proseguire. Fino alla sconfitta definitiva della mafia, che Falcone e Borsellino hanno cominciato a battere con il loro lavoro coraggioso, con innovativi metodi di indagine, con l'azione nei processi, con il dialogo nella società, nelle scuole, soprattutto con una speciale attenzione all'educazione dei giovani".
E ancora: "Giovanni Falcone avrebbe da pochi giorni festeggiato i suoi 80 anni. La mafia sanguinaria ha spezzato la sua vita, ma non il suo esempio di magistrato, il suo insegnamento di uomo delle istituzioni, la sua testimonianza civile. Falcone, come Cesare Terranova, Gaetano Costa, Rocco Chinnici, non era mai arretrato davanti alla minaccia criminale. Anzi, è stato determinante nel costruire strumenti più idonei di contrasto alla mafia, istruendo il primo maxi-processo, svelando aspetti non conosciuti dell'organizzazione criminale, contribuendo a far nascere la Procura nazionale e le Direzioni distrettuali antimafia. L'eredità costituita dalle sue conoscenze, dalla sua tenacia, dal suo rigore etico, è un patrimonio preziosissimo".
Maria Falcone – "Abbiamo voluto dire che le istituzioni devono essere sempre rispettate e, quindi, sono inutili le polemiche. Mi auguro che le polemiche non siano in questa aula". Così Maria Falcone, presidente della 'Fondazione Falcone' e sorella del magistrato Giovanni ucciso nella strage di Capaci, intervenendo nell'aula bunker del carcere dell'Ucciardone di Palermo per la cerimonia commemorativa in occasione del 'XXVII anniversario delle stragi di Capaci e di via D'Amelio'. "Quando è morto Giovanni – ha esordito – ero disperata come sorella e come cittadina italiana, perché pensavo che il grande patrimonio di idee che ci aveva lasciato potesse disperdersi. Lui sapeva di dover morire e ha lasciato detto a tutti noi: 'Gli uomini passano ma le idee restano ma devono continuare a camminare sulle gambe di altri uomini'. Io ho scelto i giovani".
Fico – "Il risultato che noi vogliamo è sconfiggere la mafia definitivamente e chiuderla con questa storia. E' la prima emergenza del Paese. Noi dobbiamo chiudere la rigenerazione della mafia con investimenti per far capire ai ragazzi che un'altra strada è possibile. È tutto lì il nostro futuro".
Salvini – "Penso che chi ha ucciso quelle persone abbia tolto la vita a quelle persone, abbia provocato un dolore immenso nei parenti e nei familiari ma abbia svegliato il popolo italiano. I ragazzi che ho incontrato stamattina sono segno che vinceremo. Quella bomba ha portato dolore ma ha portato speranza. Grazie a chi si è sacrificato in quegli anni. Lo Stato è più forte della mafia".
Il ministro dell'Intenro ha continuato: "Una linea-guida per Falcone era portare via la linfa alle mafie. E' gente che non fa mafia, camorra e 'ndrangheta ma per soldi, per interessi. Non c'è più un confine. Questi sono in Valle d'Aosta, in Friuli Venezia Giulia, in Toscana. Sia ben chiaro agli italiani che ci sono alcune regioni mafiose e altre esenti. Ce l'abbiamo sotto casa e bisogna avere il coraggio di denunciare, perché chi ha paura e tace è complice. Questi sono dappertutto e bisogna beccarli. Adesso si vede che lo Stato c'è e ci sono forze dell'ordine incredibili".
Gabrielli – Il capo della polizia di Stato, Franco Gabrielli: "Quando prenderemo Matteo Messina Denaro? E' ovvio che per noi è una priorità, ma la priorità è il contrasto delle mafie. Non vorrei che passasse il messaggio che una volta che venga preso Matteo Messina Denaro, e lo prenderemo, la partita sia chiusa ma non è così. Le mafie e la criminalità sono il primo problema di sicurezza del Paese".
"Credo che" la scuola "sia fondamentale", ha aggiunto. "È ovvio che la repressione, il momento chirurgico, quando il male è così incistito nella società, è fondamentale. Noi non vogliamo cittadini che si sostituiscano al contrasto, vogliamo cittadini consapevoli". Sono importanti "i piccoli gesti, i piccoli comportamenti. A volte c'è il rischio che si pretenda dagli altri le grandi cose e nei comportamenti c'è una sorta di giustificazione", ha concluso.
Conte – "Nel 1992, il 23 maggio ma non solo, la mafia non ha solo colpito alcune persone ma ha voluto colpire lo Stato nella sua interezza e nella sua integrità, uccidendo chi la stava combattendo. Oggi è l'omaggio dei nostri eroi, eroi italiani". Per il premier la lotta all mafia è "rispetto delle istituzioni. Ancora oggi è stato ripetuto chiaramente Falcone e Borsellino sono stati servitori dello stato ma hanno avuto intimamente un'alta concezione dello stato, non hanno solo svolto una funzione pubblica ma avvertivano intimamente un alto senso e rispetto profondo delle istituzioni". "Nello spazio democratico – ha ribadito – le istituzioni possono essere criticate civilmente. Si può criticare l'operto ma non mettiamo mai in discussione le istituzioni e la loro vocazione funzionale
Di Maio – Anche se assente alle celebrazioni, Luigi Di Maio ha voluto commemorare la strage di Capaci su Facebook: "27 anni fa, oggi, avveniva la maledetta strage di Capaci che ha causato la morte del giudice Giovanni Falcone, di sua moglie Francesca Morvillo e della scorta composta da Rocco Dicillo, Antonio Montinaro e Vito Schifani. Ma oggi è un giorno, una ricorrenza. Io penso invece che commemorare la morte di uno degli eroi di questa nazione, non significhi limitarsi al minuto di silenzio che oggi giustamente gli tributeremo. Commemorare il giudice Falcone è, prima di tutto, per chi come me si ritrova a rappresentare lo Stato, una responsabilità. Lo dico perché, anche al governo, il nostro messaggio è sempre stato chiaro: le Istituzioni devono essere sempre intransigenti nei confronti di mafie e corruzione. Perché girarsi dall'altra parte, o tollerare questi fenomeni, significa essere complici!".
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