Sono finiti in manetta, la madre, la nonna e l'uomo che ha materialmente praticato l'operazione. Accusa: omicidio preterintenzionale. I medici: "Togliere la circoncisione dalla clandestinità"
Nuova tragedia legata alla circoncisione. Un bimbo di un mese è morto per un'emorragia a Genova, nella zona di Quezzi, dopo aver subito un intervento di circoncisione praticato in casa.
Secondo quanto riporta il Secolo XIX, la mamma e la nonna del piccolo, di origine nigeriana, sono stati portate in questura per chiarimenti. Si indaga per omicidio preterintenzionale. Più tardi, le due donne sono state arrestate insieme all'uomo che, secondo la prima ricostruzione, avrebbe effettuato l'operazione. Per i tre, nigeriani, l'accusa è di omicidio preterintenzionale.
L'uomo che avrebbe praticato la circoncisione è stato fermato a Ventimiglia mentre tentava di lasciare l'Italia in treno. Anche lui, come la madre e la nonna del piccolo, entrambe regolari in Italia, è residente a Genova. La squadra mobile lo ha rintracciato in collaborazione con la polizia di Imperia e la Polfer.
Pochi giorni fa, si era verificato un simile caso a Scandiano, in provincia di Reggio Emilia. In quell'occasione a morire era stato un bimbo ghanese di cinque mesi.
I medici: "Inserire la circoncisione nei Lea" – "Inserire la circoncisione rituale nei Lea (Livelli essenziali di assistenza")o, in subordine, approvare una legge ad hoc affinché sia accessibile a chi la richiede in strutture pubbliche e private, nei primi mesi di vita del bambino, e a costi calmierati". La Federazione Nazionale degli Ordini dei Medici Chirurghi e degli Odontoiatri torna a chiederlo dopo il dramma di Genova. Si tratta del secondo caso dall'inizio dell'anno, dopo il bambino deceduto a Scandiano, e del terzo in pochi mesi. Ma sono molti i bambini che rimangono gravemente menomati da pratiche eseguite in condizioni igieniche precarie, e non da medici. Delle circa 5000 circoncisioni rituali effettuate in Italia, infatti, almeno il 35% sono praticate nei circuiti clandestini. Senza contare le altre 6000 eseguite nei paesi d'origine da cittadini che vivono stabilmente in Italia. "La situazione sta diventando drammatica – interviene il presidente della Fnomceo, Filippo Anelli -. L'unica soluzione possibile è dare a tutte le famiglie presenti in Italia la possibilità di effettuare questo vero e proprio intervento chirurgico in ambiente sterile e per mano di personale qualificato, chirurghi e anestesisti pediatrici, a carico del Servizio sanitario nazionale, pagando un ticket".
© Copyright LaPresse - Riproduzione Riservata