Chiude l'evento la Marcia per la vita. Gandolfini ai politici in vista delle europee: "Vedremo chi starà con noi, poi ovviamente daremo indicazioni al nostro popolo"
Una rogatoria internazionale per contrastare la pratica dell'utero in affitto. E' uno dei punti "urgenti" e "inderogabili" del documento finale degli organizzatori del Congresso delle famiglie di Verona. Con essa "la protezione dei minori, a partire dai loro diritti ad avere una mamma e un papà, a non diventare oggetti di compravendita, di abusi sessuali e pedopornografia e a ricevere un'educazione che non metta in discussione la loro identità sessuale biologica e non li induca a una sessualizzazione precoce".
"Verona, la città dell'amore, ha dimostrato davvero di essere la prima Città per la Vita e per la Famiglia – hanno dichiarato il presidente Toni Brandi e Jacopo Coghe – Abbiamo ribadito i valori previsti dalla Costituzione ed espressi dal diritto naturale e, dopo il Family Day, abbiamo rilanciato il nostro ruolo per il bene comune sollecitando le istituzioni ad un'attenzione che non sempre è stata all'altezza. Non ci sono solo i diritti a senso unico, ma i diritti di tutti, soprattutto quelli dei più deboli. La vera forza infatti non si misura da chi hai sconfitto, ma da cosa hai protetto".
Il documento finale della tre giorni di lavoro assomiglia molto a un manifesto che lambisce il mondo politico, anzi lo investe della responsabilità di accogliere le proposte avanzate. Offrendo in cambio l'appoggio alle prossime elezioni europee. "Vedremo chi starà con noi, poi ovviamente daremo indicazioni al nostro popolo", dice Massimo Gandolfini, uno degli organizzatori del Family day e oggi impegnato per la riuscita del Wcf. Forse il più acclamato a Verona.
Il Congresso mondiale delle famiglie "è il punto di partenza, non di arrivo", avvisa Gandolfini. Mentre Brandi e Coghe rispediscono al mittente tutte le accuse: "Se siamo i retrogradi, il Medioevo o ancora degli sfigati, allora lo siamo orgogliosamente", dicono dal palco, ricalcando il concetto espresso il giorno prima dal vicepremier, Matteo Salvini. "Hanno provato a intimidirci, ma la presenza di così tante persone è la risposta più significativa", proseguono accusando media e una parte della politica di aver creato un clima ostile nei loro confronti e "in questo modo molti giovani hanno rinunciato a venire, spaventati". Allo stesso modo, però, riconoscono che tutte le attenzioni ricevute alla vigilia "ci hanno fatto una grande pubblicità".
Marcia per la vita – Nella giornata di chiusura dell'evento è andata in scena la Marcia per la vita, a cui hanno partecipato circa 10mila persone. Nelle prime file Forza Nuova, ma come richiesto dagli organizzatori del Wcf, non ci sono simboli di partito, ma solo tre cartelloni con le scritte 'Dio, Patria, Famiglia'. Tutti i militanti presenti indossano una camicia bianca, e da un paio di queste spuntano le collanine con il simbolo della croce celtica.
Alla Marcia ci sono anche gli altri due figli di Gandolfini, Paulo e Maria, con i rispettivi coniugi e figli. Poche battute sulla decisione della sorella di prendere parte sabato alla contromanifestazione: "Ognuno è libero di fare quello che vuole".
© Copyright LaPresse - Riproduzione Riservata