LaPresse e upday presentano: cinque domande per la settimana dal 18 al 24 febbraio 2019
Come andrà a finire la faccenda dell'autonomia delle regioni? Molti dicevano che quando fosse arrivata sul tavolo del governo, avrebbe causato importanti sconquassi. Puntualmente è accaduto. E' la questione delle autonomie regionali "differenziate" che è partita dai referendum consultivi che si sono svolti in Lombardia e Veneto il 22 ottobre del 2017. A partire da un risultato decisamente a favore dell'autonomia (95,3 in Lombardia, col 38% di affluenza e 97,6% in Veneto, col 51,4% di affluenza), i rispettivi governatori Maroni e Zaia aprirono (in base all'art.116 della Costituzione) le trattative con lo Stato per arrivare a un'intesa su materie, forma e aspetti finanziari dell'autonomia regionale. In Lombardia è cambiato il governatore (adesso è Fontana) ma la trattativa è andata avnti. Strada facendo, si è unita l'Emilia Romagna che ha deciso di aprire la trattativa anche senza referendum. I punti della trattativa sono le materie (23 per Lombardia e Veneto, 16 per l'Emilia Romagna), modalità, limiti e tempi del passaggio delle competenze e risorse (ossia tasse) da trasferire o che devono restare nella regione che le produce. Le materie sono: istruzione, professioni; ricerca scientifica e innovazione, salute, alimentazione, sport, protezione civile, governo del territorio; porti e aeroporti grandi reti di trasporto, comunicazione, energia (produzione e distribuzione); previdenza complementare e integrativa; coordinamento finanza pubblica e sistema tributario, dei beni culturali e ambientali, casse di risparmio, casse rurali, aziende di credito regionali; enti di credito fondiario, organizzazione della giustizia di pace, norme generali sull'istruzione e tutela dell'ambiente. A quanto pare, le tre intese sono pronte e, l'altra sera sono state portate all'attenzione del Consiglio dei ministri. Salvini pensava che passassero in quattro e quattr'otto, ma il M5S si è imputato. Motivo, gli accordi devono passare al vaglio del Parlamento (maggioranza assoluta) ma vanno trattati come accordi internazionali. Ossia, il Parlamento può bocciarli, ma non può cambiarli. La cosa non piace al M5S. Non solo, tutti i partiti vogliono essere certi che gli accordi non ledano il principio generale di uguaglianza di tutti i cittadini italiani e che non venga meno il principio di solidarietà evitando che possano nascere cittadini di serie A nelle regioni ricche e cittadini di serie B in quelle povere. Lombardi, veneti e emiliani assicurano di no, ma Zaia si è vantato del fatto che nell'intesa è scritto che fra 5 anni una parte delle tasse resteranno in Veneto. Insomma, ora tutti vogliono vederci chiaro e la Campania, ha chiesto anche lei di aprire una trattativa per l'autonomia speciale. Se lo facessero tutte le regioni cosa accadrebbe? Nessuna regione sarebbe più speciale delle altre, ovvio. Ma allora vuol dire che Lombardia, Veneto e Emilia diventeranno speciali… e si torna al discorso dei cittadini a doppia velocità economica. La cosa non sembra destinata a risolversi in fretta.
Verrà concessa l'autorizzazione a procedere contro Matteo Salvini per il caso Diciotti? – Il M5S si affida al voto online per decidere se concedere o meno l'autorizzazione a procedere contro il Ministro degli Interni Matteo Salvini accusato dalla Procura del tribunale dei ministri di sequestro di persona aggravato per il caso Diciotti. Gli iscritti alla piattaforma sono circa 100mila (contro 10 milioni e 732mila voti presi dal Movimento alle politiche del 5 marzo: potrà votare meno di un elettore su cento. Il risultato della consultazione sarà reso noto lunedì sera in modo da poter "condizionare" il comportamento dei senatori M5S nella commissione per le immunità di Palazzo Madama, presieduta da Maurizio Gasparri. La vicenda è nota. In un primo tempo, Salvini aveva dato il via libera all'autorizzazione, poi, su pressante consiglio dei suoi legali che temono una condanna, ha chiesto di votare "no". In questo modo ha messo in gravi difficoltà l'M5S che ha sempre votato a favore delle autorizzazioni a procedere perché ritiene che l'immunità parlamentare andrebbe abolita. Di Maio ha provato a dire che qui si tratta di una decisione (quella di bloccare la Diciotti in porto) presa dal governo e non dal solo Salvini, ma questo non cambia che i M5S di prassi dovrebbero votare a favore. Se lo facessero, però, la crisi di governo sarebbe quasi inevitabile. Il vicepremier, quindi, ha deciso di affidarsi al giudizio degli iscritti alla piattaforma Rousseau. E votassero sì? Basterebbe a evitare la crisi, spiegare a Salvini che la base ha voluto così? E se votassero no? Come farebbe il M5S a spiegarlo ai milioni di elettori del 5 marzo? E, poi, ci si può fidare della piattaforma di Casaleggio?
Tav, finirà che dovremo restituire i soldi all'Europa? – La famosa analisi costi-benefici, adesso è nota e ha detto che la Tav non conviene. Da giorni, sull'analisi e sul ministro Toninelli piovono pesanti critiche su metodo, numeri e risultati dell'analisi. E molte vengono dagli alleati di governo della Lega sempre più chiaramente a favore della Tav a partire da Matteo Salvini poco convinto della validità dell'analisi. Ma adesso, i problemi vengono dall'Unione Europea. Su due fronti: la Francia ci chiede una decisione definitiva anche perché, nei prossimi giorni, la Telt, (Tunnel Euralpin Lyon Turin) la società mista (stato francese e Ferrovie dello Stato italiane) responsabile della costruzione del tunnel di base (57 km da Chiomonte a Saint–Jean-de-Maurienne) dovrà far partire una serie di grossi appalti per andare avanti nei lavori. Anche l'Unione ci chiede di decidere in fretta perché a marzo verranno decisi altri progetti e, eventualmente, i soldi della Tav potrebbero essere dirottati altrove. Ma se il governo dovesse decidere per il "no" la Ue potrebbe chiederci indietro gli oltre 800 milioni di cofinanziamento già erogati. Cosa risponde il MIT? Toninelli fa sapere che sta "interloquendo" con la Francia e con la Ue. E aggiunge: "Le analisi costi benefici sul progetto della Tav Torino-Lione servono a tutti, Ue compresa, per comprendere come impiegare al meglio i soldi dei contribuenti italiani, francesi ed europei". Come dire che Toninelli sta cercando di convincere anche Ue e Francia che è meglio non fare la Tav anche a partire dall'analisi costi-benefici del prof. Ponti. Una mission quasi "Impossible".
Finirà in tribunale la storia del muro di Trump? – Donald Trump non rinuncia al suo muro al confine con il Messico. Rifiuta sdegnosamente il miliardo e rotti di dollari che gli permetterebbero di costruire 55 miglia di cancellate. Vuole, anzi esige 255 miglia di "muro" fatto di "concret", cemento armato. Per averlo ci vogliono come minimo 5,7 miliardi e per averli Trump ha annunciato una "dichiarazione d'emergenza" sul "pericolo di invasione di spacciatori di droga e assassini" che, secondo il presidente, attraversano ogni giorno il confine con il Messico per venire a delinquere negli Stati Uniti. La dichiarazione di emergenza è un vero e proprio "schiaffo" politico-istituzionale al Congresso perché scavalca il parlamento e gli sottrae il controllo del bilancio dello Stato. I primi a restarci male sono stati i repubblicani che hanno trattato un dignitoso compromesso per tutta la scorsa settimana e sono finiti sconfessati da loro leader supremo. Non solo, ma il leader repubblicano al Senato Mitch McConnell ha cercato invano (prima di schierarsi, come è normale, dalla parte di Trump) di fargli capire che questa cosa si rivolterà sicuramente contro i repubblicani perché, in futuro, qualunque presidente democratico potrà fare la stessa cosa per i suoi fini. La leader democratica e speaker della Camera, Nancy Pelosi, ha già avviato un'importante raccolta di fondi. Perché ci vorranno soldi, tanti soldi per affrontare Trump nei tribunali del Paese e su, fino alla Corte Suprema, per impedirgli di mettere in pratica il suo disegno. California e Stato di New York sono pronti a far causa alla Casa Bianca e i primi a rivolgersi a un tribunale sono i proprietari di alcuni appezzamenti di terreno che verrebbero espropriati per costruire il muro. Si sono affidati a una onlus che si chiama "Public Citizens" che difende i diritti dei cittadini. Alla fine, il più colpito resta il Senato a maggioranza repubblicana che verrà umiliato e scavalcato da Trump. E' possibile che anche per questo si arrivi a uno scontro istituzionale con diversi repubblicani contro il loro presidente. Ma Trump non demorde e se non si fermerà davanti ai limiti intrinsechi del suo stesso ruolo, finirà per averlo. Sotto al muro, però, rischiano di restare le macerie del famoso "equilibrio di poteri" che gli Usa hanno insegnato al mondo.
Riuscirà la Juventus a superare l'Atletico Madrid negli ottavi di Champions? – Si gioca mercoledì sera (ore 21 al Wanda Metropolitano) la partita di andata dell'ottavo di Champions tra Atletico Madrid e Juventus. forse il più incerto insiee a Liverpool-Bayern di Monaco. Stando ai valori elaborati dal sito specializzato "TransferMark", la somma dei valori delle due rose (908,5 milioni per l'Atletico e 797,5 per la Juve) fa un miliardo e 706 milioni di euro. Il più alto di tutti gli ottavi. Ovviamente, il fatto che la rosa dell'Atletico valga oltre cento milioni più di quella della Juve, non significa un granché, ma aiuta a capire perché sia così difficile vincere la Champions. Per valore di rosa, la Juventus è solo nona in una classifica che vede al comando il Barcellona (1,17 miliardi) seguito dal Manchester City (1,13 miliardi). Tornando ai valori puramente sportivi, le due squadre si equivalgono anche se la Juve, negli ultimi anni, ha dimostrato di aver introiettato importanti valori mentali. L'impresa dell'anno scorso a Madrid con il 3-0 fuori casa vanificato dal famoso rigore che fece impazzire di rabbia Gigi Buffon. Dunque, l'Atletico (con i vari Godin, Koke, Saul Niguez, Griezman, Morata e Diego Costa) fa paura. Ma si può immaginare che una paura ancora maggiore la provino i tifosi dell'Atletico scorrendo i nomi della squadra di Allegri: Bonucci, Chiellini, Douglas Costa, Dybala, Mandzuckic e il grande Cristiano Ronaldo. E a guidare la musica bianconera c'è uno dei più bravi allenatori europei, Massimiliano Allegri. I precedenti dicono che su 7 partite con l'Atletico, la Juve ha vinto 4 volte, perso due e pareggiato una, aggiungono che l'Atletico è una delle squadre a cui CR7 ha segnato di più (23 reti) ma dicono anche che l'Atletico non ha mao perso agli ottavi. Quindi, la risposta alla domanda è che, sì, la Juve ce la può fare (tanto più che nelle ultime partite si è mostrata in netta ripresa), ma ci vorrà tanta attenzione, pazienza e concentrazione.
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