Il ragazzo venne ucciso dal padre della fidanzata con un colpo di pistola sparato in circostanze mai chiarite. In primo grado l'uomo era stato condannato a 14 anni. Tre anni agli altri familiari

Cinque anni di carcere ad Antonio Ciontoli, 3 alla moglie e ai figli. Sono le condanne arrivate in appello per la morte di Marco Vannini, il 21enne deceduto il 18 maggio del 2015, a Ladispoli nei pressi di Roma, dopo un colpo di pistola sparato, in circostanze mai del tutto chiarite da Ciontoli, militare di carriera e padre di Martina, fidanzata del giovane. In primo grado Ciontoli era stato condannato a 14 anni di carcere..Per i giudici d'appello si è trattato di un omicidio colposo e non di omicidio preterintenzionale come nella sentenza di condanna di primo grado.

Proteste in aula alla lettura della sentenza da parte dei parenti del ragazzo ucciso. "Vergogna, è uno schifo!" ha urlato la madre di Marco, subito dopo la sentenza. Durante la lettura del dispositivo i parenti e gli amici della vittima hanno urlato contro i giudici: "Venduti, non c'è Stato per Marco!". Poi sono stati allontanati dall'aula della Corte d'Appello.

La vicenda mantiene molti lati oscuri. Quella sera, come altre volte, il ragazzo era a casa della fidanzata e, a un certo punto, aveva deciso di fare un bagno caldo. Mentre si trovava nella vasca, Ciontoli entrò per mostrargli una pistola. E' possibile che dall'arma sia partito un colpo (la corte d'appello, evidentemente ritiene che sia stato accidentale) che ferì il ragazzo tra braccio e ascella. Da lì in poi, la famiglia Ciontoli entrò in totale confusione per cercare di coprire i fatti. Ci furono diverse telefonate al 118 (tutte registrate) in cui si parla di una ferita alla schiena con un pettine appuntito, in cui si chiede un'ambulanza e, poi, si fa presente che il ragazzo sta meglio e che non ce n'è più bisogno. A un certo punto, si sentono i lamenti di Marco in sottofondo.

Finalmente l'ambulanza viene chiamata di nuovo, ma arriva a bassa velocità perché la famiglia Ciontoli ha comunicato al 118 una situazione tutt'altro che seria. I soccorritori, però, si rendono subito conto della gravità della ferita e volano all'ospedale di Ladispoli dove i medici provano a intervenire, ma non c'è più nulla da fare.

La famiglia di Marco Vannini ha sempre posto una serie di domande cercando di smontare la tesi dell'omicidio involontario. Perché i Ciontoli attesero tanto tempo prima di chiamare aiuto? Avevano solo paura o c'era qualcos'altro sotto? E, se il ragazzo era cosciente, perché non ha chiamato i genitori o altri? E' credibile che sia stato lasciato morire solo per non prendersi la responsabilità del fatto? I giudici, evidentemente, hanno creduto che Ciontoli sparò per errore e che la confusione successiva non aveva motivazioni criminose.

 

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