Roghi tossici e traffico illecito di rifiuti per 400mila euro: 57 indagati a Roma

Roghi tossici e traffico illecito di rifiuti per 400mila euro: 57 indagati a Roma

Tra le persone coinvolte ci sono dai rom che recuperavano metalli e trattavano gli scarti bruciandoli nei roghi ai responsabili di una società che si occupava del trattamento dei rifiuti metallici e partecipava ai loro traffici illeciti

Giro d'affari di circa 3 milioni di chili di rifiuti metallici, per un indebito profitto complessivo stimato in oltre 440.000 euro. Per questo motivo i carabinieri della sezione di polizia giudiziaria della Procura di Roma e dei carabinieri forestali di Roma, Rieti e Latin hanno dato vita a una maxi operazione che ha portato a quindici arresti (6 in carcere e 9 ai domiciliari), 3 obblighi di presentazione quotidiana in caserma, 12 divieti di dimora nel territorio della Provincia di Roma, oltre al sequestro preventivo di 25 autocarri utilizzati per il trasporto illecito di rifiuti ed 1 impianto di autodemolizione, per un totale di 57 indagati, a vario titolo, per traffico illecito di rifiuti, associazione per delinquere finalizzata al riciclaggio e ricettazione di veicoli e truffa in danno delle assicurazioni, simulazione di reato, favoreggiamento personale. 

Tra i soggetti coinvolti nella maxi operazione anche i titolari di una impresa di autodemolizione ed una di rottamazione chiuse a seguito dell'intervento di Roma Capitale. "Accogliamo con grande soddisfazione la notizia dei risultati della maxi inchiesta che ha portato alla luce un pericoloso traffico di rifiuti illegali smascherando i responsabili tra i quali anche un autodemolitore ed un rottamatore a cui avevamo negato le autorizzazioni. Un risultato importante che conferma la bontà del nostro operato. Proseguiamo con determinazione, insieme alle altre istituzioni, per riportare la legalità a Roma" commenta la Sindaca Virginia Raggi. "Grazie a questa grande operazione che pone fine ad un traffico illegale di rifiuti che ha prodotto roghi tossici, procediamo sempre più determinati con il nostro operato per ripristinare il rispetto delle norme a tutela dell'ambiente e salvaguardia della salute dei cittadini"conclude l'assessora alla Sostenibilità ambientale Pinuccia Montanari. 

L'operazione, denominata "Tellus" ( dal nome della divinità romana della Terra, a rimarcare l'impegno dell'Arma a difesa dell'Ambiente) costituisce l'esito di un'indagine scaturita nell'aprile 2016 da una serie di controlli eseguiti dai Reparti territoriali dell'ex Corpo Forestale dello Stato, contro il fenomeno dei cosiddetti 'roghi tossici'. Da lì gli inquirenti sono partiti per arrivare alle misure di oggi: tra le persone coinvolte e ritenute responsabili a vario titolo di associazione a delinquere finalizzata ad una serie di reati, ci sono dai rom che recuperavano metalli e trattavano gli scarti bruciandoli nei roghi, ai responsabili di una società che si occupava del trattamento dei rifiuti metallici e partecipava ai loro traffici illeciti. 

Le indagini hanno consentito di ricostruire una rete illegale per la gestione di rifiuti metallici e speciali, di cui la società di recupero e smaltimento rappresentava l'anello finale, ove avveniva l'ultima 'ripulitura', realizzata con documenti falsi, per nascondere la provenienza dei materiali che arrivavano dai campi Rom. La prima ripulitura dei materiali veniva effettuata da Rom nei campi di Salviati e La Barbuta. I metalli che potevano essere venduti venivano messi da parte, il resto bruciato in roghi pericolosi per ambiente e salute. I metalli venivano portati alla società di recupero che, d'accordo con i rom arrestati, procurava loro documenti falsi con i quali riuscivano ad aggirare i controlli su strada. 

Le indagini hanno dimostrato come il centro di recupero rifiuti ricevesse anche materiali provenienti da attività di autodemolizione e rottamazione svolta in un impianto, oggi posto sotto sequestro. Nella struttura arrivavano auto di lusso in leasing che venivano smontate e rivendute a pezzi. Tutto avveniva in accordo con i proprietari che portavano i veicoli da chi li avrebbe smontati e rivenduti e ne denunciavano il furto solo quando dell'auto non c'era più traccia. In questo modo i riciclatori agivano indisturbati perché le auto da smontare, almeno formalmente, non erano oggetto di furto. 

© Riproduzione Riservata