Dopo quella del 10 novembre, il popolo a favore dell'alta velocità prepara un'altra manifestazione
Il popolo Sì Tav torna a darsi appuntamento. La mobilitazione sarà sabato 12 gennaio in piazza Castello a Torino, la stessa dove il 10 novembre per la prima volta i favorevoli alla Torino-Lione si sono radunati in decine di migliaia per chiedere la realizzazione della linea ad alta velocità. Da allora sembrano passati molto più dei due mesi effettivamente trascorsi. L'8 dicembre i No Tav hanno reagito con la loro tradizionale manifestazione, mettendo alle strette il M5S, diviso tra lotta e ragioni di governo con la Lega e che proprio in Val di Susa ha – o forse è più corretto dire aveva – un forte bacino elettorale.
"L’anno 2018 è finito, ma non è giunta ancora nessuna notizia sui risultati dell’analisi costi-benefici della Tav, promessi più volte dal governo. Per questo motivo non vogliamo più stare ferme, ma vogliamo far sentire la voce di tutti coloro che hanno a cuore le infrastrutture del Paese", l'affondo delle sette 'madamine' ispiratrici del movimento 'Sì, Torino va avanti', nato online e che in breve ha superato le 46mila adesioni. Sicura, a loro dire, la partecipazione di molti sindaci di Piemonte, Valle D’Aosta, Liguria e Veneto. "Ci sarò anche io", conferma il governatore Sergio Chiamparino, "per contrastare un governo che vuole mettere il Piemonte in un angolo e dire Sì alla Tav, al lavoro, ai diritti, alla crescita". "Il governo, come avevo previsto – attacca -, rinvia alle calende greche, o meglio a dopo le scadenze elettorali, ogni decisione sulla Tav, ma autorizza da subito gli aumenti dei pedaggi autostradali sulla Torino-Bardonecchia, in modo da finanziare il raddoppio del tunnel autostradale del Frejus. Salvini e Di Maio sono il governo del Sì Tir-No Tav".
Il presidente del Consiglio, Giuseppe Conte, nel corso della sua conferenza stampa di fine anno aveva assicurato la volontà "di rispettare l'impegno di dare una risposta prima delle elezioni europee". La questione sarà centrale anche per le Regionali, sempre a maggio. Sicuramente per il presidente del Piemonte, in corsa per un altro mandato, che ha già annunciato di voler istituire un osservatorio regionale sulla Tav, vista la spada di Damocle su quello nazionale, prendendolo in mano per accompagnare la realizzazione dell'infrastruttura. Chiamparino ha poi tutta l'intenzione, in caso di una risposta negativa da parte del governo, di promuovere un referendum consultivo tra i piemontesi, considerando anche l'idea che il finanziamento e la gestione dell'opera "vengano assunti da noi e dalle Regioni direttamente interessate".
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