Le motivazioni della sentenza d'appello: "Buzzi corrompe, Carminati minaccia"

Quella di Salvatore Buzzi e Massimo Carminati è stata un'associazione di tipo mafioso, fatta di violenza, minacce, omertà e tanta corruzione. Ne sono convinti i giudici della terza Sezione d'Assise d'Appello di Roma, secondo i quali "ai fini della sussistenza del delitto di associazione mafiosa, non è rilevante né il numero modesto delle vittime (che il tribunale ha indicato nel numero di 11) né il limitato contesto relazionale e territoriale".

"Non può escludersi il carattere mafioso della nuova associazione – si legge nelle motivazioni della sentenza depositate dalla corte presieduta da Claudio Tortora – perché non ne sono elementi costitutivi né il controllo generale del territorio né una generalizzata condizione di assoggettamento e omertà della collettività".

Secondo quanto sostengono i giudici nelle 590 pagine di motivazioni alla sentenza dell'11 settembre scorso, il 'mondo di mezzo', ovvero l'intreccio tra politica e imprenditoria 'del sopra' e l'illegalità 'del sotto', non solo è esistito, ma era fatto di mafia.
"Nella associazione – scrive ancora la corte – Carminati conferì la sua forza di intimidazione e Buzzi conferì l'organizzazione delle cooperative e il collaudato sistema di corruttela e prevaricazione".
Buzzi e Carminati sono stati condannati rispettivamente a 18 anni e quattro mesi e 14 anni e mezzo, e le pene per i 43 imputati, otto dei quali assolti, ammontano complessivamente a quasi 200 anni di carcere.

I giudici riconoscono il reato di associazione a delinquere di stampo mafioso, l'aggravante mafiosa o il concorso esterno nell'associazione mafiosa, a 18 imputati.  Condannati, a vario titolo, anche l'ex capogruppo Pdl alla Regione Luca Gramazio (8 anni e 8 mesi) e l'ex amministratore delegato di Ama Franco Panzironi (8 anni e 7 mesi); Riccardo Brugia (11 anni e 4 mesi), Emanuela Bugitti (3 anni e 8 mesi), Claudio Caldarelli (9 anni e 4 mesi), Matteo Calvio (10 anni e 4 mesi), Paolo Di Ninno (6 anni e tre mesi), Agostino Gaglianone (4 anni e 10 mesi), Alessandra Garrone (6 anni e 6 mesi), Carlo Maria Guarany (4 anni e 10 mesi), Roberto e Giovanni Lacopo ( 8 anni e 5 anni e quattro mesi di carcere), Michele Nacamulli (3 anni e 11 mesi), Carlo Pucci (7 anni e 8 mesi), Franco Testa (9 anni e 4 mesi) e Claudio Bolla (4 anni e 5 mesi). Tra i 13 imputati condannati a vario titolo per reati di corruzione e turbativa d'asta ci sono l'ex presidente dell'assemblea Capitolina, Mirko Coratti (4 anni e sei mesi) e gli ex consiglieri comunali Pierpaolo Pedetti del Pd (3 anni e 2 mesi) e Giordano Tredicine del Pdl (2 anni e 6 mesi).

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