Un odore talmente forte da non lasciare scampo: storia e ragioni di una protesta che va avanti dal 2011
Doveva accadere ed è accaduto. Il tanto contestato Tmb sulla Salaria, a Roma, è andato in fiamme. L'impianto per il trattamento meccanico-biologico dei rifiuti indifferenziati separa la frazione secca, ad elevato potere calorifico, da quella umida. La struttura, che non è un inceneritore, tratta 750 tonnellate di rifiuti al giorno ha cinque sezioni, corrispondenti ad altrettante fasi della lavorazione. Aperto nel 2006, è stato quasi da subito al centro di polemiche dei cittadini del quartiere: in zona vivono almeno 50mila persone, è a cento metri dal centro abitato e a centocinquanta metri da un asilo. L'Arpa ha più volte rilevato criticità nell'impianto, sottolineando come di fatto la struttura somigli ormai più ad una discarica.
Secondo l'Agenzia Regionale, il complesso produce più scarto che rifiuto lavorato: i rifiuti che fuori escono andrebbero ritrattati, ma l'impianto non riesce a riciclare nulla, nemmeno i metalli. E ancora: non è stata fornita nessuna documentazione sull'impatto degli odori e non può essere fatta manutenzione a causa della permanenza di quantità enormi di rifiuti. Dal 2011 è iniziata la protesta dei cittadini per via dell'odore acre che fa vivere ai residenti una sorta di inferno: impossibile sfuggire alla puzza, stendere i panni fuori, tenere le finestre aperte.
A combattere da quasi otto anni quel 'mostro' ci sono i Comitati di Quartiere e del NO TMB. L'ultima volta che i cittadini sono scesi in piazza è stato meno di due mesi fa. La protesta è arrivata anche in Parlamento, col senno di poi, senza alcun successo.
Quello della Salaria è uno dei quattro impianti per lo smaltimento dell'indifferenziata: insieme a Rocca Cencia è di proprietà dell'Ama. Un concentrato di illegalità che ormai diventerà materia della magistratura.
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