I fatti risalgono al luglio del 2009 quando i militari imputati entrarono nell'appartamento di via Gradoli dove trovarono e immortalarono l'allora governatore del Lazio con una trans Natali

Condannati tutti e quattro i carabinieri coinvolti nella vicenda Marrazzo: erano accusati, a vario titolo, di concussione, rapina, detenzione di droga e ricettazione, in relazione al video oggetto di ricatto di cui, nel 2009, fu vittima l'allora presidente della Regione Lazio. Nicola Testini e Carlo Tagliente dovranno scontare 10 anni di carcere, mentre 6 anni e sei mesi, e tre anni sono le condanne per gli altri due militari, Luciano Simeone e Antonio Tamburrino. Prescritte le accuse, per possesso di droga, di cui rispondeva la trans Natali, nell'appartamento della quale era stato girato il video che fece scandalo tanto da portare alle dimissioni di Marrazzo.

I fatti risalgono al luglio del 2009 quando i militari imputati entrarono nell'appartamento di via Gradoli 96, dove trovarono e immortalarono con una videocamera l'allora governatore, sorpreso in camicia e mutande mentre era in compagnia della trans. Successivamente il video, nel quale compariva anche della droga su un comodino, venne usato per ricattarlo. Secondo la ricostruzione della procura Testini, Simeone e Tagliente minacciarono Marrazzo di rivelare quanto visto in casa della trans e pretesero, in cambio del silenzio, tre assegni per un totale di 20mila euro. Ci fu anche un tentativo di vendere il video, che vide coinvolto Tamburrino, e del quale Marrazzo fu avvertito da Silvio Berlusconi venuto a conoscenza di immagini compromettenti che erano arrivate all'attenzione del direttore di 'Chi', Alfonso Signorini. Gli imputati hanno sempre negato che le immagini fossero state girate a scopo di ricatto, e si sono difesi assicurando che servissero solo a documentare l'operazione di polizia. Completamente diversa la versione della procura che chiedeva condanne a 12 anni di carcere per Testini e Tagliente, e a 9 e 4 anni per Simeone e Tamburrino.

Soddisfatto il legale di Marrazzo, Luca Petrucci che, subito dopo la sentenza, evidenzia come sia stato "riconosciuta in pieno la colpevolezza degli imputati che, disonorando la propria divisa, si sono resi responsabili di un ignobile sopruso e di un vile ricatto criminale". "Anche in questo momento – ha precisato l'avvocato – da uomo delle Istituzioni, da giornalista del servizio pubblico e, soprattutto, da cittadino perbene, Piero Marrazzo tiene a ribadire la propria massima considerazione nell'Arma dei carabinieri che è, insieme a lui, la vittima principale dei crimini commessi da questo manipolo di 'mele marce'. Secondo quanto stabilito dal tribunale, il ministero dell'Interno, insieme ai carabinieri, dovrà risarcire, in sede civile Marrazzo e la trans Natali per i danni loro arrecati. 

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