E se in Europa il problema è un ampliamento della forbice sociale, in Italia la situazione è peggiore: sono aumentati sia i casi di povertà assoluta che relativa

In Italia e nel mondo, la povertà è ancora una "piaga inaccettabile" del nostro tempo da estirpare usando politiche di sostegno mirate, investendo sulla formazione individuale. E' l'appello del presidente della Repubblica, Sergio Mattarella, nella Giornata della lotta alla povertà istituita dall'Onu 26 anni fa.

Secondo il capo dello Stato, parlarne non basta: è indispensabile che ogni Paese raddoppi gli sforzi. E se in Europa il problema è un ampliamento della forbice sociale, in Italia la situazione è peggiore: sono aumentati sia i casi di povertà assoluta, sia i casi di povertà relativa.

Per il nostro Paese, la Caritas parla di un vero e proprio "esercito di poveri" e nel suo rapporto annuale elenca cifre impressionanti: il numero dei poveri assoluti (cioè le persone che non riescono a raggiungere uno standard di vita dignitoso) continua a lievitare, passando da 4 milioni 700mila del 2016 a 5 milioni 58mila del 2017.
Dagli anni pre-crisi a oggi, insomma, è aumentato del 182%: un dato che fa da termometro all' effetto della recessione economica. Il braccio pastorale della Cei chiede a gran voce di non eliminare il reddito d'inclusione, nonostante le nuove misure pensate per il contrasto alla povertà: "l'annunciata introduzione del Reddito di Cittadinanza è destinata a portare con sé novità di rilievo che ci si augura tengano conto dell'esperienza maturata nell'attuazione del Rei", si legge nel rapporto. Per Caritas, questa esperienza, sia nei suoi punti di forza che nelle sue criticità, è stata un "prezioso patrimonio di sapere concreto, che merita di essere valorizzato".

"I dati mi confermano ancora una volta che abbiamo fatto bene a inserire nella Manovra del Popolo delle misure per dare una mano a tutti i cittadini che sono in difficoltà", commenta il ministro dello Sviluppo economico e del Lavoro, Luigi Di Maio, che qualche settimana fa aveva annunciato che con queste misure si sarebbe "sconfitta la povertà". Per lui, afferma, contano più i bisognosi, "con le loro necessità mai prese in considerazione", di tutti i vari "Juncker, Moscovici, Bankitalia, Fmi, Pd, FI e tutta quella gente che finora ha dettato le politiche economiche al Paese".

L'elemento più sconfortante è che la povertà tende ad aumentare al diminuire dell'età. Tra gli individui in povertà assoluta i minorenni sono 1 milione 208mila (il 12,1% del totale) e i giovani nella fascia 18-34 anni 1 milione 112mila (il 10,4%): oggi quasi un bisognoso su due è minore o giovane.

L'istruzione continua a essere tra i fattori che più influiscono sulla condizione di indigenza. Dal 2016 al 2017 si aggravano le condizioni delle famiglie in cui la persona di riferimento ha conseguito al massimo la licenza elementare (passando dal 8,2% al 10,7%). I nuclei dove il 'capofamiglia' ha almeno un titolo di scuola superiore registrano valori di incidenza molto più contenuti (3,6%).
Anche per questo, il capo dello Stato suggerisce non misure generiche, ma "investimenti sulle persone": sulle loro abilità, sulla loro formazione, per risalire la china passando da percorsi di crescita individuale. A tranquillizzarlo, il vicepremier pentastellato: "Consideriamo le persone in difficoltà non solo come persone da aiutare economicamente: le vogliamo anche formare e inserire nel mondo del lavoro, come – assicura – non si era mai visto prima".
 

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