Giovanni Nistri a Radio Capital, dopo la svolta nel processo: "Noi siamo al fianco dell'autorità giudiziaria. Se ritenuti colpevoli saranno rimossi"
"Forse adesso si è aperto uno spiraglio di luce: mi sembra che sia la prima volta che un militare di quelli presenti quella sera ha riferito la sua verità. Ovviamente questa verità dovrà passare al vaglio della corte e dell'autorità giudiziaria, ma sotto questo profilo , perché è ora che siano accertate tutte le cause, tutti i motivi e tutte le dinamiche di quanto successe quella sera". Così Giovanni Nistri, comandante generale dell'Arma dei carabinieri, intervistato dal direttore di Radio Capital Massimo Giannini sul caso Cucchi, dopo la svolta nel processo quando il pm Giovanni Musarò ha rivelato che Francesco Tedesco, uno dei cinque carabinieri alla sbarra, ha confermato il pestaggio e accusato i suoi colleghi in divisa.
Calci, pugni e schiaffi in "un'azione combinata" la notte del suo arresto. È la ricostruzione di quella terribile scena avvenuta la notte del 15 ottobre 2009 nella caserma dei carabinieri, nel quartiere Casilino di Roma, che ha segnato il destino di Stefano Cucchi.
"Ribadisco la nostra vicinanza umana e totale solidarietà alla famiglia Cucchi, che ha subito un lutto così grave in circostanze così particolari – ha continuato Nistri – Quando sarà definito tutto, l'Arma dei carabinieri sarà assolutamente lieta di ciò che emergerà, perché l'Arma dei carabinieri deve in ogni circostanza riaffermare la piena trasparenza delle proprie azioni. Ho già avuto modo di vedere Ilaria Cucchi e il suo avvocato, e non ho alcun motivo per non incontrarla di nuovo, qualora ritenga opportuno un nuovo incontro. La famiglia è in attesa di giustizia".
E ancora. "I tre militari sono stati sospesi dal servizio e se ritenuti colpevoli chiaramente si arriverà a conseguenze previste dalla legge che vanno fino alla rimozione, cioè non torneranno nell'Arma, come per i due carabinieri di Firenze", ha sottolineato Nistri. E sulla deposizione del carabiniere Tedesco, militare che ha riaperto uno squarcio di verità, ha aggiunto: "Ho provato quello che provano tutti i carabinieri che agiscono e hanno giurato fedeltà alla Costituzione. Se sei carabiniere devi avere assoluto rispetto delle leggi, della persona e della dignità umana, soprattutto delle persone sottoposte alla tua vigilanza. Il carabiniere ha il dovere morale, prima che giuridico, di dire subito la verità. Sono frasi molto crude che delineano uno scenario assolutamente inqualificabile. L'Arma si scusa sempre quando alcuni dei suoi componenti sbagliano e viene accertato che vengono meno al proprio dovere. Ci sono episodi esecrabili per i quali l'Arma si deve scusare, non come istituzione, ma per il fatto che alcuni suoi componenti infedeli e scorretti sono venuti meno al dovere che avevano anche nei confronti dell'Arma stessa".
Il comandante generale dell'Arma, ha poi precisato: "Lo Stato non può essere chiamato a rispondere come responsabile della irresponsabilità di alcuni. Non c'è nessuna ombra di dubbio sull'amarezza e tristezza presente nell'Arma dei carabinieri. Vorrei però ricordare che si tratta di accertamenti ancora in corso e di cui non siamo al corrente. L'autorità giudiziaria non è tenuta a indicarci i singoli aspetti, che sono invece a conoscenza della stampa". Di certo, "l'Arma non sta svolgendo alcun accertamento interno per quanto concerne ciò che è ancora al vaglio dell'autorità giudiziaria. Nel momento in cui l'autorità giudiziaria avrà accertato, l'Arma provvederà di conseguenza. Ma ora come ora fare accertamenti al fianco di quelli dell'autorità giudiziaria non l'abbiamo fatto perché è bene che un organo terzo possa definire la situazione – ha osservato Nistri – Procederemo alla stigmatizzazione delle eventuali responsabilità. Nel frattempo se ci sono aspetti compiutamente definiti sotto il profilo giudiziario già abbiamo avviato le procedure di competenza. In fase cautelare già il mio predecessore, generale Tullio Del Sette, sospese i tre carabinieri: non era dovuto, l'Arma l'ha fatto nella propria autonomia".
"Stefano Cucchi poteva essere suo figlio, ci ha pensato?", ha chiesto Massimo Giannini. "Certo che ci ho pensato. Pensa che un padre non pensi tutti i giorni ai figli e non riporti le esperienze che legge e che vive ai propri figli? Ogni volta mi interrogo su cosa ho fatto per i miei figli perché loro non debbano essere comunque coinvolti, sentirsi deboli anche loro – ha risposto Nistri – Del resto penso ai genitori anche quando vengono arrestati i giovani. Quando un giovane prese un palo della recinzione di un campo e letteralmente sfasciò la testa a un carabiniere e prese a calci un altro carabiniere facendogli perdere un occhio, io ho sempre pensato ai genitori, a cosa avevano fatto, a cosa non avevano fatto, e mi sono sempre interrogato su tutte le manchevolezze del mio essere padre con figli".
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