La nuova udienza del processo: 5 i carabinieri imputati nel processo sulla morte del geometra romano avvenuta nove anni fa. Davanti alla prima Corte d'Assise di Roma anche il portantino: "Stava sulla branda, non era aggressivo con noi e diceva di non volere niente"
"La stanza era buia, si vedeva poco. Cucchi era disteso sulla branda e si copriva con il telo fin sopra il viso. L'ho incalzato con qualche domanda cercando di avvicinarmi e scoprirlo per vedere come stava, anche se lui continuava a coprirsi e diceva: 'Non mi serve niente'". Sono le parole dell'infermiere che visitò Stefano Cucchi la notte del suo arresto, chiamato dai carabinieri che avevano fermato il giovane per detenzione di droga e lo avevano portano nella cella di sicurezza della stazione. L'uomo parla davanti ai giudici della prima Corte d'Assise di Roma: "Sono riuscito solo a prendergli la pressione, con parametri regolari, e a vedere i suoi occhi – ha precisato rispondendo alle domande del pm Giovanni Murarò, nel processo in corso a 5 carabinieri – le pupille erano normali ma sotto le palpebre e intorno agli occhi, sullo zigomo, era arrossato. Non era collaborativo e dopo esser stato in quella cella per circa dieci minuti andai via lasciando immutato il codice giallo".
Sono cinque i carabinieri coinvolti nel processo sulla morte del geometra romano avvenuta nove anni fa: Alessio Di Bernardo, Raffaele D'Alessandro, Francesco Tedesco, rispondono di omicidio preterintenzionale. Tedesco risponde anche di falso nella compilazione del verbale di arresto di Cucchi e calunnia insieme al maresciallo Roberto Mandolini, all'epoca dei fatti a capo della stazione Appia, dove venne eseguito l'arresto. Vincenzo Nicolardi, anche lui carabiniere, è accusato di calunnia con gli altri due, nei confronti degli agenti di polizia penitenziaria che vennero accusati nel corso della prima inchiesta sul caso.
Davanti alla prima Corte d'Assise di Roma anche il portantino intervenuto insieme al collega quella notte: "Non sono entrato nella cella ma stavo lì fuori. Cucchi era disteso sulla branda, non era aggressivo nei nostri confronti anche se immagino fosse agitato per la situazione che stava vivendo. Si copriva il viso con la coperta….diceva che non voleva nulla e non voleva parlare", ha raccontato.
Durante la nuova udienza del processo si è svolto il sit-in organizzato dal collettivo universitario Sapienza clandestina, la rete no bavaglio, la onlus Alterego, e l'associazione contro gli abusi in divisa, Acab. "Sappiamo chi è Stato. Con Stefano nel cuore, con il sangue agli occhi", lo slogan scritto su uno striscione dai promotori del sit in cui partecipano un centinaio di persone. Tra i cartelli esposti anche alcuni con la scritta: "Sulla nostra pelle", in riferimento al film interpretato da Alessandro Borghi e diretto da Alessio Cremonini.
© Copyright LaPresse - Riproduzione Riservata