Un'esposizione per scuotere l'attenzione e sfatare gli stereotipi sulla violenza sessuale

'Com'eri vestita' quando ti hanno stuprata? Arriva a Milano la mostra-installazione che espone gli abiti delle sopravvissute a violenze sessuali, nata per accendere i riflettori sulla domanda che sistematicamente viene posta alle vittime, attribuendo loro una responsabilità nella violenza. In inglese per indicare questo approccio è nata l'espressione 'victim blaming', cioè colpevolizzazione della vittima. La mostra 'Com'eri vestita?' verrà inaugurata domani alle 14.30 alla Casa dei Diritti di Milano, in via De Amicis 10, ed è organizzata dal Centro antiviolenza Cerchi d'Acqua. È visitabile sino al 21 marzo, con ingresso libero.

L'esposizione prende ispirazione dalla poesia 'What I was Wearing' di Mary Simmerling e nasce da un'idea sviluppata nel 2013 in un'istallazione artistica dal titolo 'What were you wearing?' da Mary Wyandt-Hiebert, docente all'Università dell'Arkansas, e da Jen Brockman, direttrice del Centro per la prevenzione delle aggressioni sessuali dell'Università del Kansas. L'obiettivo, spiegano gli organizzatori, è scuotere l'attenzione del pubblico e sfatare gli stereotipi sulla violenza sessuale. I vestiti esposti rappresentano infatti simbolicamente quelli indossati dalle vittime durante la violenza sessuale e sono accompagnati da brevi commenti che le donne hanno voluto condividere, raccontando la loro esperienza.

Molto spesso alle vittime di violenza sessuale viene domandato: "Che cosa indossavi? Com'eri vestita?". Un interrogativo che contiene una sfumatura accusatoria e colpevolizzante, sottintendendo "l'essersela un po' cercata" e ribaltando l'attribuzione della responsabilità non su chi è autore di violenza sessuale, ma su chi la subisce. Cerchi d'Acqua ha voluto riadattare e sviluppare l'idea della mostra americana calandola nella realtà milanese, territorio in cui opera da molti anni, per smantellare alcuni stereotipi: primo tra tutti l'idea che l'abbigliamento possa essere una causa di violenza e che l'atteggiamento della vittima possa provocarla. La mostra è realizzata in collaborazione con la Casa dei Diritti e la Rete Antiviolenza di Milano, con il patrocinio del Comune di Milano.

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