A gennaio l'aumento dell'occupazione è determinato dalla componente femminile (+0,4%) a fronte di un calo per quella maschile (-0,1%)
Il 2018 del mercato del lavoro inizia in chiaroscuro. Risale la disoccupazione a gennaio, ma ritorna anche ad aumentare il numero degli occupati. L'occupazione delle donne è ai massimi storici, così come il tasso di inattività femminile, ma a livello record sono anche i lavoratori dipendenti a termine. L'Istat rileva che la disoccupazione a gennaio sale all'11,1%, con un incremento di 0,2 punti percentuali rispetto a dicembre. L'aumento interessa donne e uomini e si distribuisce tra tutte le classi di età. Tuttavia gli occupati, dopo il calo di dicembre, tornano a crescere di 25 mila unità a gennaio e di 156 mila sui dodici mesi. Il tasso di occupazione sale al 58,1%, in aumento di 0,1 punti percentuali su dicembre. Il ministro dell'Economia, Pier Carlo Padoan, sottolinea come il tasso si confermi ai massimi da dicembre 2008.
"Frutto del lavoro di questi anni", sottolinea il ministro. Anche il collega di governo, il ministro del Lavoro Giuliano Poletti, parla di un "consolidamento positivo del mercato del lavoro, che dalla metà dello scorso anno si attesta su un numero complessivo di occupati superiore ai 23 milioni, risultato che non si raggiungeva da ottobre 2008". Bene i dati sul lavoro femminile, anche se la disparità con gli uomini resta importante. Il tasso di occupazione femminile, al 49,3%, è ai massimi storici. Anche il tasso di inattività delle donne manda un segnale positivo, portandosi al 43,7%, i minimi di sempre. L'aumento dell'occupazione a gennaio è dovuto infatti esclusivamente alla componente femminile (+0,4%), a fronte di un calo di quella maschile. Il tasso di occupazione degli uomini, tuttavia, resta lontano, al 67%. Ancora a gennaio la disoccupazione giovanile è pari al 31,5%, in calo di 1,2 punti percentuali rispetto al mese precedente e di ben 6 punti rispetto a un anno prima. La flessione su anno è addirittura la più rilevante tra quelle registrate negli altri Paesi europei. Rispetto, però, alla media nell'eurozona, che si attesta al 17,7%, la disoccupazione giovanile nel Belpaese deve ancora recuperare molto. Stesso discorso per il tasso generale. La disoccupazione dell'eurozona è rimasta stabile all'8,6% in gennaio, mantenendosi ai minimi dal dicembre del 2008. L'altra nota stonata è il dilagare dei contratti a termine sul totale degli occupati. Se è vero, infatti, che il numero di lavoratori dipendenti, pari a 17 milioni 798 mila, è ai massimi di sempre, con 2,916 milioni di lavoratori l'occupazione a tempo determinato raggiunge a sua volta i livelli massimi.
"A gennaio l'occupazione cresce ancora, trainata dalla componente femminile e dalle fasce di età 15-24 anni e over 50", commenta il sindacalista della Cisl, Gigi Petteni, ma "il quase milione di occupati in più" rispetto a quattro anni fa è peggiorato nella qualità dei contratti. "Mentre nel 2015 e nel 2016 – spiega il sindacalista – la crescita è stata trainata dal lavoro a tempo indeterminato, sotto l'effetto degli incentivi, nel 2017 e in questo inizio di 2018 sono i contratti a termine gli unici a crescere a spese del lavoro stabile, che ora inizia addirittura a calare".
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