Devastate ampie aree in provincia di Cuneo e Torino. Nel capoluogo fumi e Pm10 quattro volte i limiti
E' emergenza in Piemonte per gli incendi che da giorni colpiscono vaste aree del territorio, in particolar modo in provincia di Cuneo e Torino. La Regione ha formalizzato l'avvio della procedura di richiesta dello stato di calamità, che potrà concretizzarsi però solo quando sarà possibile fare la stima dei danni. Per ricostituire i boschi andati in fiamme, secondo la Coldiretti, ci vorranno almeno 15 anni. Dal 10 ottobre, quando è cominciato lo stato di massima allerta, sono state impiegate più di 2mila persone e 500 mezzi. Al momento sono circa 2200 i volontari Aib, Corpo antincendi boschivi, oltre a vigili del fuoco e protezione civile, presenti sui luoghi interessati, impiegati su 3 turni giorno e notte. Complice il forte vento, non si prevede un miglioramento significativo delle condizioni e resta lo stato di massima allerta fino all'inizio della prossima settimana.
Il fronte delle fiamme è di decide e decine di chilometri e migliaia di ettari di bosco bruciato, concentrati fra Valle Stura, dove è stato interrotto il traffico sulla statale del Colle della Maddalena per la Francia, e Val Varaita, nel cuneese, pinerolese, Val di Susa e Locana, nel torinese. Diversi abitanti di una borgata di Mompantero, in Val di Susa, hanno lasciato le proprie abitazioni perché le fiamme sono arrivate a lambire le case. Alcuni vigili del fuoco in mattinata sono stati circondati dalle fiamme a causa del forte vento, che ha impedito l'intervento dei canadair, alimentando ancor più i roghi.
L'operatività dei mezzi, rimarca il governatore Sergio Chiamparino per arginare possibili polemiche, "è decisa dalla centrale operativa sulla base di criteri tecnici e di contesto, in ottica di gestione delle priorità dell'evento, non in base a richieste politiche o amministrative. Sindaci e comunità devono avere la tranquillità di essere in mano a un sistema integrato e coordinato che ha sempre funzionato, sta funzionando e funzionerà".
Come spesso in queste circostanze, a peggiorare il quadro ci sono i piromani: "Ci permettiamo di sottolineare – rimarca la Regione – la necessità di una grande attenzione da parte del sistema delle forze dell'ordine, non tanto nell'attività operativa anti-incendio, ma in quella di prevenzione, perchè c'è il sospetto che questa situazione possa dare adito a gesti dolosi che possano aumentare il fronte di intervento".
Il Piemonte, che arriva da una situazione di forte criticità per la siccità che perdura da mesi, col 98% di pioggia in meno rispetto alla media di ottobre, si trova così a dover fronteggiare una doppia crisi ambientale. Ieri l'Arpa ha rilevato a Torino il livello di Pm10, le polveri sottili, a 199 mcg/mc, quasi quattro volte la soglia, che è di 50 mcg/mc. "E' evidente che, bruciando boschi su aree così vaste – rimarca la Regione -, gli effetti sull'aria si sentono e provocano sensazioni sgradevoli e comprensibili preoccupazioni nella popolazione. Ma l'Arpa sta monitorando la situazione, e dal momento che brucia materiale vegetale non c'è propagazione di sostanze tossiche. Non sottovalutiamo gli effetti, ma il monitoraggio è attivo e costante". Anche la Città di Torino fa sapere che "sta monitorando in maniera costante la situazione ambientale in virtù dell'aumento dei valori di Pm10". Per questo è stato convocato un tavolo tra Comune, Città Metropolitana, Regione, Asl, Arpa e protezione civile per valutare possibili azioni.
© Copyright LaPresse - Riproduzione Riservata