La strangolò e le diede fuoco. Il 28enne, reo confesso, è stato giudicato con rito abbreviato a Roma

Vincenzo Paduano, reo confesso dell'omicidio di Sara Di Pietrantonio, è stato condannato all'ergastolo. Il giovane, che è stato giudicato con rito abbreviato dal gup Gaspare Sturzo del Tribunale di Roma, un anno fa ha strangolato e dato alle fiamme la ventiduenne, sua ex fidanzata, perché lo aveva lasciato.

Una sentenza "giusta e morale…un primo gradino – dice la madre di Sara, Concetta, uscendo dal tribunale, visibilmente emozionata -.  Vedremo cosa succederà in futuro…potrebbero fare appello contro la sentenza". "Ho vissuto in apnea per un anno, adesso una boccata d'aria fresca ma tornerò subito in apnea – aggiunge -. Sara non me la ridarà nessuno".

Paduano, per il quale la pm Maria Fazi aveva chiesto l'ergastolo, era accusato di omicidio premeditato aggravato da futili motivi, stalking e distruzione di cadavere. Il 26 aprile scorso, in aula, aveva chiesto scusa per quanto fatto. Da parte sua "non c'è stato mai nessun pentimento, nella maniera più assoluta – dice Concetta – È stato semplicemente costretto ad ammettere, davanti a prove evidenti, quello che era successo". Concetta scambia poche parole poi si allontana, mentre Alberto, il padre di Sara, piange lasciando l'aula.

Sara e Paduano erano stati insieme per un paio di anni, allontanandosi e riavvicinandosi a più riprese, fino a tre settimane prima dell'omicidio, quando Sara lo aveva lasciato definitivamente.
Il 28 maggio, i due si erano visti nel pomeriggio, a casa di lei, avevano parlato, e Sara aveva ribadito che era davvero finita: stanca di quella storia malata, fatta di continue pressioni psicologiche e folli gelosie da parte di lui, era riuscita a dire basta a un amore che di amore non aveva nulla, e la faceva stare male. Lui non poteva sopportarlo e aveva deciso: se non poteva avere Sara, nessuno l'avrebbe avuta.

Poche ore dopo, sabato notte, mentre era di turno come vigilantes nel quartiere Eur di Roma, Paduano ha lasciato il posto di servizio ed è andato sotto casa del giovane che Sara da poco frequentava. Ha aspettato che lei riportasse a casa il ragazzo, e quando si è allontanata in auto, Paduano l'ha seguita. Sara inizialmente non si è accorta di nulla, ha mandato con il telefono un messaggio alla madre comunicandole che di lì a poco sarebbe arrivata a casa. Pochi istanti dopo Paduano, alla guida dell'auto, la affiancava e speronava, costringendola a fermarsi. I due sono scesi dall'auto e hanno discusso. Sono stati visti da alcuni passanti, prima che lui la uccidesse e le desse fuoco.

Alle 5 del mattino, dopo una segnalazione per l'auto in fiamme, sul posto sono intervenuti i vigili del fuoco che hanno trovato a duecento metri dai resti del veicolo bruciato, il corpo semicarbonizzato di Sara. Gli agenti della squadra mobile hanno sentito i genitori della giovane, il ragazzo che frequentava, gli amici più stretti: subito è emerso che Paduano la tormentava da tempo con telefonate continue e di recente l'aveva pedinata in almeno un'occasione.

Nei mesi di indagine, gli inquirenti hanno fatto analizzare tutte le pagine social riconducibili alla vittima, che alle amiche aveva raccontato delle telefonate continue da parte di Paduano mai rassegnato alla fine della loro storia.

Sara era preoccupata per la morbosità con la quale il suo ex fidanzato voleva tornare ad ogni costo con lei, ma con tutta probabilità non lo riteneva pericoloso tanto che anche poche ore prima dell'omicidio si erano visti, per un chiarimento. L'ultimo, prima della follia omicida che l'avrebbe uccisa.

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