Il caso ha visto protagonista una 41enne di Padova

Una professionista 41enne di Padova è stata costretta a contattare 23 ospedali, del Veneto soprattutto, ma anche del Friuli e dell'Alto Adige, prima di poter effettuare un'interruzione volontaria di gravidanza. Lo riporta Il Gazzettino. La donna racconta al giornale che la gravidanza è stata inaspettata, nonostante l'uso di contraccettivi, e avendo già due figli, incinta al secondo mese ha contattato l'ospedale di Padova. Di lì è iniziata "un'odissea", spiega, fatta di varie motivazioni che hanno accompagnato i rifiuti delle 23 strutture: da "siamo già al limite" a "non riusciamo a stare nei tempi", "ci sono le vacanze", "sono tutti obiettori di coscienza". La 41enne è poi riuscita ad abortire tornando all'ospedale di Padova e grazie al supporto della Cgil, che denuncia come in Veneto risulti obiettore "l'80% dei ginecologi, con situazioni particolarmente gravi a Padova e Belluno". Per questo la Cgil chiede all'assessore regionale alla Sanità del Veneto, Luca Coletto, che ha anticipato l'avvio di un'indagine interna per chiarire la questione, "di farsi garante del rispetto della legge" 194, che assicura alle donne il diritto ad abortire entro 90 giorni, in tutte le strutture pubbliche del Veneto.

© Copyright LaPresse - Riproduzione Riservata