Imputata anche la storica collaboratrice Francesca Persi. Entrambi accusati di intestazione fittizia di beni

Sfileranno quasi 200 testi, tra cui la showgirl Belen Rodriguez e la sorella Cecilia e altre ex conviventi, nel processo che vede Fabrizio Corona e la sua storica collaboratrice Francesca Persi accusati di intestazione fittizia di beni. Nel contro soffitto di casa della donna sono stati trovati 1,7 milioni di euro in contanti mentre in due cassette di sicurezza di due banche austriache Francesca Persi la scorsa estate ha portato altri 800mila euro. La tesi dei difensori di Corona, gli avvocati Ivano Chiesa e Luca Sirotti, è che quei soldi siano stati guadagnati da Corona in  maniera del tutto lecita per le serate a cui ha partecipato nei locali di tutta Italia. I gestori dei locali, tra l'altro, avrebbero stretto accordi con le società dell'ex re dei paparazzi, la Fenice srl, poi fallita, e la Athena Srl.

Nel corso dell'udienza di questa mattina, davanti ai giudici della prima sezione penale del Tribunale di Milano, sia il pm Alessandra Dolci che i legali di Corona, Ivano Chiesa e Luca Sirotti, hanno chiesto di acquisire le intercettazioni, alcuni documenti e le loro liste testi. Molto breve – si tratta di una decina di persone – quella della Procura. Molto più affollata, invece, quella della difesa dell'ex fotografo dei vip, che si compone di 190 nomi. "Non siamo qui a citare 190 testi perché vogliamo perdere tempo – ha spiegato in aula l'avvocato Chiesa -, ma perché ciascuno di loro testimonierà su un singolo episodio" relativo a retribuzioni in contanti ricevute da Corona. "Vorrei anche sottolineare che il pm di questo processo, la dottoressa Dolci, non è della Dda di Milano", che ha avviato le indagini su Corona. "La presenza della Dda – ha proseguito l'avvocato Chiesa – verteva sulla presunta presenza illecita del denaro" trovato a casa di Corona, soldi che per i difensori invece sono stati guadagnati dall'ex fotografo dei vip con la sua partecipazione a serate, inaugurazioni e ospitate. "E' nostro dovere verso i nostri assistiti – ha aggiunto – dimostrare la provenienza assolutamente lecita di questo denaro".

"Il tribunale ha ammesso tutte le prove che abbiamo chiesto – ha aggiunto al termine dell'udienza l'avvocato Chiesa -, come la possibilità di sentire 190 testimoni e alcuni documenti che abbiamo depositato. Cercheremo di dimostrare due cose: a quando risalgono le somme di denaro e da chi provengono. Noi dimostreremo euro per euro da dove arrivano" gli 1,7 milioni di euro trovati nel controsoffitto della casa della collaboratrice di Corona, Francesca Persi, e gli altri 840mila euro depositati in Austria. "Noi dimostreremo che sono denari di provenienza assolutamente lecita", ha proseguito. Importante per i legali di Corona dimostrare che il denaro ritrovato era stato percepito da Corona nel periodo in cui non era sottoposto a misura di prevenzione.

"Abbiamo dimostrato che le tasse sulle somme" al centro del processo "sono state tutte pagate, compresa l'Iva", ha precisato l'avvocato Luca Sirotti. Entro fine marzo, poi, verranno pagate le tasse relative ai contanti trovati nel controsoffitto di Francesca Persi, che per i difensori sarebbero parte degli incassi della Fenice Srl, società di Corona poi fallita, e sarebbero antecedenti al 2012. "Abbiamo anche nominato due consulenti: un perito numismatico e il dottor Perini, che è un noto fiscalista, che farà una ricostruzione in aula e dirà che le società hanno pagato 9 milioni di euro dal 2008 a oggi". Si tornerà in aula il prossimo 9 marzo e verranno sentiti gli agenti di polizia che hanno indagato sulla vicenda e alcuni operai che hanno fatto dei lavori di ristrutturazione a casa di Corona. Fissate già anche le udienze del 16, 21, 23, 28, 30 marzo e del 6 aprile prossimo.

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