Operazione della polizia postale in diversi centri del Piemonte
La Polizia Postale, dopo due anni di indagine, ha smantellato un’organizzazione criminale dedita alla clonazione di carte di pagamento e a manomissioni di sportelli bancomat e colonnine self-service per l’erogazione del carburante. Due le persone arrestate e altre quaranta denunciate tra Torino, Cuneo e altri comuni piemontesi dove hanno compiuto oltre un centinaio di sottrazioni illecite di denaro. I poliziotti hanno raccolto ed analizzato le denunce presentate dalle persone frodate concentrandosi sugli sportelli bancomat ubicati in particolare nella zona limitrofa alla collina di Torino.
Gli agenti, anche tramite un meticoloso incrocio di dati e immagini provenienti dalle telecamere di sicurezza degli ATM e delle postazioni POS delle colonnine self-service fornite dalle filiali e dai distributori di carburante frodati, hanno identificato tutti i componenti della “banda” e ricostruito le tracce delle sue attività criminali. L’associazione era composta da soggetti di nazionalità rumena, albanese e italiana, alcuni dei quali in possesso di elevate competenze informatiche e mezzi tecnologicamente sofisticati, che agivano in sinergia all’interno di una struttura ben organizzata. A seconda delle “competenze”, i membri del gruppo svolgevano il ruolo di esperto informatico, specialista nella clonazione delle carte di pagamento, autista, prestanome, addetto al posizionamento e alla rimozione degli skimmer (tra questi anche una donna, per dare meno nell’occhio nella fase di utilizzo del bancomat). Ma c’era anche tra loro chi si occupava di ricostruire in maniera artigianale componenti degli ATM o, semplicemente, c’era chi forniva il supporto logistico ai vari soggetti.
Il sodalizio era composto da 8 persone con precedenti penali e profili criminali ben delineati. A carico di 6 di essi, il gip del Tribunale di Torino ha emesso altrettante custodie cautelari in carcere. Per quattro dei sei membri del sodalizio, destinatari delle misure coercitive, risultati irreperibili, sono in corso supplementi investigativi finalizzati al rintraccio. Nel corso delle perquisizioni all’interno di abitazioni, magazzini e laboratori in uso ai criminali, è stato rinvenuto materiale e componenti degli sportelli bancomat costruiti artigianalmente. I criminali, infatti, dopo aver sottratto dalle apparecchiature di erogazione del credito alcuni pezzi originali, riproducevano all’interno di questi laboratori, utilizzando calchi in “negativo”, gli stessi componenti apparentemente simili ma di dimensioni leggermente più grandi, così da poter contenere, al loro interno, l’hardware necessario alla clonazione delle carte e alla lettura dei codici PIN. Con questa procedura, la banda era riuscita a garantirsi introiti pari a circa 1.500/2.000 euro per ogni carta clonata, che da una ricostruzione al momento solo parziale, ammonterebbe ad alcune centinaia di migliaia di euro.
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