L'azienda sanitaria corre ai ripari per precauzione

Paura a Trieste, dove circa 3.500 bambini dovranno essere sottoposti a controllo dall'Azienda sanitaria universitaria integrata: durante la vaccinazione per la tubercolosi infatti i piccoli, tutti sotto i sei anni, sono venuti a contatto con una pediatra affetta proprio da questa malattia.

La tubercolosi che ha colpito la dottoressa ha dato i primi sintomi, peraltro molto blandi, risalgono a circa ad un anno fa, ma la pediatra, che lavora in convenzione con l'Asl, è rimasta in servizio fino al 15 settembre. Attualmente è ricoverata e le sue condizioni non sono preoccupanti. Ma dall'Asl hanno comunque ritenuto opportuno avvisare la popolazione e sottoporre tutti i bambini vaccinati dalla pediatra a un controllo, anche se il tempo necessario per effettuare la vaccinazione è di pochi minuti, mentre il tempo previsto per la diffusione della malattia secondo i protocolli internazionali è di almeno otto ore. Il rischio di contagio è molto basso, ma i bambini sono maggiormente a rischio.

L'azienda sanitaria quindi ha deciso di correre ai ripari secondo il principio della massima precauzione. Da oggi tutte le famiglie dei bambini che sono stati vaccinati dalla pediatra verranno contattati telefonicamente secondo un criterio di priorità e sono stati attivati 6 ambulatori presso il dipartimento di prevenzione nel comprensorio di San Giovanni in via De Ralli 3 per effettuare il test di controllo. Sono inoltre attive 4 linee del Numero Verde Sanità 800.99.11.70 che fornisce informazioni dalle 8 alle 20. Per informazioni possono essere contattati anche i pediatri di libera scelta e gli operatori dei centri vaccinali dei distretti. I vaccinati presso il Distretto 4 (centro vaccinale di San Giovanni e di Aurisina) non verranno contattati per effettuare il test, in quanto non sono entrati in contatto con la persona coinvolta. Il numero totale dei bimbi sotto i 6 anni che verranno controllati si avvicina a 3500 e il tempo necessario è circa di 12 settimane.

"Il bacillo – spiega Riccardo Tominz, direttore struttura complessa Igiene, sanità pubblica e prevenzione ambientale – ha una progressione estremamente lenta, quindi non è urgente andare a fare il test". "Si tratta di esame che viene fatto da decine di anni e che non ha mai avuto reazioni rispetto alla sostanza iniettata, un derivato proteico innocuo in quanto non si tratta di un germe. Dopo 78 ore si fa la lettura, che può dare esito positivo o negativo", ha specificato il pediatra Andrea De Manzini. Se la persona risulta positiva significa che in qualsiasi momento della sua vita è venuta a contatto con la malattia, non che questa sia in corso. I casi ritenuti positivi in riferimento alla situazione saranno riferiti al Burlo.

Inoltre occorrono 8-10 settimane dal momento del contatto perché il test diventi eventualmente positivo, pertanto chi ha avuto un ultimo contatto in un tempo recente può effettuare il test subito e ripeterlo dopo 8-10 settimane.

"Nei primi anni di età si è a maggior rischio di sviluppare un'infezione – riferisce Massimo Maschio, responsabile centro regionale per la diagnosi e la cura della fibrosi cistica – pertanto le linee guida suggeriscono di fare la profilassi a tutti i bambini sotto l'anno (sono circa 600) anche se il test è negativo". Già da oggi sono stati contattati i bambini sotto l'anno vaccinati negli ultimi due mesi. La profilassi consiste nella somministrazione di uno sciroppo; in questo modo si evita che il contatto diventi infezione latente. Viene effettuato un controllo dopo 8 settimane. Se invece il test risultasse positivo i bambini verranno presi in carico dal Burlo per ulteriori accertamenti.

"Tutti i pediatri sono pronti ad affrontare la situazione dando la loro disponibilità e tranquillizzando l'utenza – ha detto Davide Franco in rappresentanza dei pediatri triestini – Adottiamo tutti i protocolli del caso". Sono 22 i pediatri che operano nella provincia di Trieste.

Per quanto riguarda gli adulti, sono stati sottoposti a controllo i colleghi e i familiari di chi ha contratto la malattia e le persone che hanno avuto contatti prolungati, superiori alle 8 ore, in ambiente chiuso, in quanto la suscettibilità degli adulti non è elevata. Nel corso di quest'anno sono stati notificati 7 casi di tubercolosi, 13 nel 2015, mentre negli anni '60 si registravano circa 300-400 all'anno.Positività al test, ricordano dall'Asl non significa aver contratto la malattia, né che ci sia un collegamento automatico con il caso che segnaliamo. Positività significa si è avuto il contatto con il germe. In questo caso vengono approfondite le indagini per verificare se la positività è effettiva e impedire l'eventuale sviluppo della malattia.

 

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