Gestivano commesse multimilionare in favore di holding imprenditoriali riconducibili alla criminalità
I carabinieri del comando provinciale di Reggio Calabria, coadiuvati da comandi provinciali in tutta italia, questa mattina hanno proceduto al fermo di indiziato di delitto nei cofronti di 10 persone a Reggio Calabria, Roma, Milano, Brescia e Crotone. Il fermo è stato emesso dalla procura Distrettuale antimafia presso il Tribunale di Reggio Calabria nei confronti dei 10 indagati perché ritenuti responsabili, a vario titolo, di concorso esterno in associazione mafiosa, turbata libertà degli incanti, truffa aggravata, corruzione per un atto contrario ai doveri d’ufficio, induzione indebita a dare o promettere utilità, intestazione fittizia di beni, estorsione aggravata dal metodo mafioso. Contestata, inoltre, a carico di due società, operanti nel settore della depurazione delle acque e di fornitura di servizio idrico integrato, la responsabilità amministrativa da reato, ai sensi del D.L.vo n. 231/2001.
L'attività d'indagine, avviata sin dal 2013 dal reparto operativo dei carabinieri reggini e mirata a verificare il buon andamento del settore lavori pubblici del comune di Reggio Calabria, ha dimostrato l’esistenza di un 'comitato d’affari' composto da dirigenti e funzionari pubblici e imprenditori, capace di gestire la 'macchina amministrativa comunale' nell’interesse della ‘ndrangheta, che riusciva a orientare, aggirando ed eludendo la normativa antimafia, la concessione di appalti multimilionari in favore di holding imprenditoriali riconducibili alla ‘ndrangheta.
Contestualmente, nel corso dell'attuale operazione 'Reghion', si sta procedendo al sequestro preventivo di 15 società, con relativo patrimonio aziendale o quote societarie, e di due esercizi pubblici riconducibili ad alcuni degli indagati, per un valore economico complessivo stimato in € 42.500.000 circa. I
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