"Ricordare le vostre sofferenze non è solo opportuno, è doveroso"
"Un secolo è appena passato dal 'Grande Male' che si è abbattuto sopra di voi. Questo immane e folle sterminio, questo tragico mistero di iniquità che il vostro popolo ha provato nella sua carne, rimane impresso nella memoria e brucia nel cuore. Voglio ribadire che le vostre sofferenze ci appartengono", "ricordarle non è solo opportuno, è doveroso: siano un monito in ogni tempo, perché il mondo non ricada mai più nella spirale di simili orrori". Così, nel discorso per l'incontro ecumenico in piazza della Repubblica a Yerevan, Papa Francesco ritorna sul tema del genocidio del 1915 che l'impero Ottomano perpetrò sugli armeni cristiani. Ieri, parlandone, il Papa ha ripronunciato la parola 'genocidio', che l'anno scorso, per lo stesso motivo, gli costò il ritiro dell'ambasciatore turco dalla Santa Sede.
"Quanto sono grandi oggi gli ostacoli sulla via della pace, e quanto tragiche le conseguenze delle guerre. Penso alle popolazioni costrette ad abbandonare tutto, in particolare in Medio Oriente, dove tanti nostri fratelli e sorelle soffrono violenza e persecuzione, a causa dell'odio e di conflitti sempre fomentati dalla piaga della proliferazione e del commercio di armi, dalla tentazione di ricorrere alla forza e dalla mancanza di rispetto per la persona umana, specialmente per i deboli, per i poveri e per coloro che chiedono solo una vita dignitosa", ha aggiunto il Pontefice.
L'APPELLO AI GIOVANI PER LA PACE IN NAGORNO KARABAKH. "Cari giovani, questo futuro vi appartiene: facendo tesoro della grande saggezza dei vostri anziani, ambite a diventare costruttori di pace: non notai dello status quo, ma promotori attivi di una cultura dell'incontro e della riconciliazione. Dio benedica il vostro avvenire e conceda che si riprenda il cammino di riconciliazione tra il popolo armeno e quello turco, e la pace sorga anche nel Nagorno Karabakh", ha detto il Papa.
"La memoria – ha spiegato Bergoglio -, attraversata dall'amore, diventa capace di incamminarsi per sentieri nuovi e sorprendenti, dove le trame di odio si volgono in progetti di riconciliazione, dove si può sperare in un avvenire migliore per tutti". "Farà bene a tutti – ha detto ancora – impegnarsi per porre le basi di un futuro che non si lasci assorbire dalla forza ingannatrice della vendetta; un futuro, dove non ci si stanchi mai di creare le condizioni per la pace: un lavoro dignitoso per tutti, la cura dei più bisognosi e la lotta senza tregua alla corruzione, che va estirpata".
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