Sono 43 i colpi messi a segno dai malviventi tra dicembre 2015 e maggio 2016

I carabinieri del comando provinciale di Lodi, in collaborazione con i comandi territorialmente di Asti, Novara, Torino e Milano, stanno eseguendo sette provvedimenti di custodia cautelare in carcere e 11 decreti di perquisizione domiciliare nei confronti di altrettanti soggetti indagati per concorso in furto in abitazione, resistenza a pubblico ufficiale, lesioni e danneggiamento, emessi dal gip del tribunale di Lodi. Gli appartenenti al sodalizio criminale sono di etnia rom e sinti: qualificandosi come carabinieri, addetti alla lettura dei contatori del gas e impiegati dell'acquedotto comunale riuscivano a carpire la fiducia dei padroni di casa e perpetrare furti. L'attività d'indagine è stata coordinata dalla procura della Repubblica di Lodi e confida dal Nucleo investigativo tra gennaio 2016 e maggio dello stesso anno.

Sono 43 i furti accertati tra dicembre 2015 e maggio 2016 avvenuti nei territori di Lodi, Pavia, Milano e Piacenza. Tutti gli indagati, alcuni dei quali legati anche da vincoli di parentela, hanno precedenti penali: uno è gravato da una condanna per tentato omicidio di un militare dell'Arma dei carabinieri che, a marzo 2003, a Condove (Torino), era stato ferito in un conflitto a fuoco durante un posto di controllo.

Le indagini sono scattate dopo che il 26 gennaio 2016, a Caselle Lurani (Lodi), vennero feriti due carabinieri della compagnia di Lodi. La pattuglia era impegnata nella ricerca di un'auto con tre persone a bodo che, poco prima, erano state viste da alcuni cittadini mentre tentavano di entrare in una casa di Castiraga Vidardo (Lodi). I sospetti hanno speronato l'auto dei militari nel tentativo di fuga e la loro vettura si è rovesciata in una scarpata. I malviventi fuggirono a piedi e nell'auto vennero trovati attrezzi utili allo scasso, materiale per travestimenti, falsi tesserini dell'Arma.

Le indagini hanno permesso di localizzare le tre diverse basi logistiche del gruppo, due nella provincia di Asti e una terza nel campo nomadi di Muggiano (Milano), territorio di Milano. Da questi punti i sospetti partivano a bordo di potenti autovetture, rivestite con una speciale pellicola colorata, chiamata 'wrapping', sulle quali, oltre a essere installati lampeggianti e sirene identici a quelli in uso alle forze di polizia, venivano applicate, con strisce adesive, false targhe per eludere i controlli.

Non meno dettagliato e curato era l'arsenale di attrezzi usati per neutralizzare qualsiasi difesa passiva delle vittime: piedi porco lunghi oltre un metro per scardinare porte blindate e inferriate, o potenti flessibili per tagliare le casseforti da derubare. Nel corso delle perquisizioni sono state sequestrate due autovetture utilizzate per commettere i furti, svariate targhe false adesive, flessibili, ricetrasmittenti e materiale come cappellini e guanti per eludere i controlli di polizia. Gli arrestati in mattinata saranno portati nelle carceri lombarde.

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