Il noto immobiliarista è stato fermato dai finanzieri all'uscita di un noto ristorante milanese
Danilo Coppola è stato arrestato dai finanzieri del nucleo di polizia tributaria della guardia di finanza di Milano all'uscita di un noto ristorante milanese. L'indagine, coordinata dai pm milanesi Mauro Clerici e Giordano Baggio, riguarda il fallimento di quattro società riconducibili a Coppola, tra cui la holding Gruppo Immobiliare 2004. Oltre a Coppola, sono indagate una decina di persone, tra cui gli amministratori delle società. Da quanto è emerso dagli accertamenti della guardia di finanza, complessivamente, il debito accumulato con il Fisco ammonterebbe a circa 500 milioni di euro.
Le indagini si sono concentrate in particolare sul crac della società Porta Vittoria Spa, che in un primo momento era controllata dalla holding Gruppo Immobilare 2004, fallita nel 2013. Nel 2009 Coppola ha ceduto la sua controllata Ipi, che aveva in pancia le quote di Porta Vittoria Spa e Lingotto Spa, alla famiglia Segre per 30 milioni di euro. Soldi che sono stati incassati da un'altra società del gruppo, la Mib Prima (fallita a sua volta), e che sarebbero dovuti servire a trovare un accordo con il Fisco per sanare tutti i contenziosi aperti dell'immobiliarista. L'accordo, però, non è stato trovato e i 30 milioni di euro non sono rientrati nelle casse del Gruppo Immobiliare ma sono stati dispersi in diversi rivoli. Dopo qualche mese la società Porta Vittoria Spa, da quanto è emerso dalle indagini, è invece tornata nella disponibilità di Coppola attraverso una società di diritto lussemburghese.
Le indagini si sono focalizzate anche sul concordato preventivo di Porta Vittoria Spa, in ordine alla quale si ipotizzano operazioni di distrazione di beni, effettuate in frode ai creditori, e falsificazione dei bilanci. Coppola avrebbe anche realizzato plusvalenze dalla compravendita di azioni, realizzate con l'intermediazione di Mediobanca, per circa 100 milioni di euro, che avrebbe poi contabilizzato all'estero. L'immobiliarista, da quanto è emerso dalle indagini, avrebbe anche non pagato le imposte grazie a una serie di operazioni fraudolente, svuotando le società fallite a fronte di un debito tributario ingente. Le vicende al centro dell'inchiesta milanese sono in parte collegate, anche se diverse, rispetto a quelle che hanno portato il Tribunale di Roma a condannare in primo grado Coppola a 9 anni di reclusione per una bancarotta da 300 mila euro.
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