In piazza anche l'Università: "Si parla di meritocrazia ma non funziona senza soldi"
Oggi incrocia le braccia il mondo della scuola. Lo sciopero generale è stato indetto dai tre sindacati confederali Cgil-Csil-Uil e dallo Snals per protestare innanzitutto contro il mancato rinnovo del contratto collettivo, scaduto nel 2009, e per cancellare la 'riforma' Brunetta. I sindacati contestano il 'tentativo' del governo Renzi di applicarla attraverso le deleghe attribuite alla ministra della funzione pubblica Marianna Madia. Sono in programma manifestazioni in molte regioni: la più importante davanti alla sede del ministero dell’Istruzione, in viale Trastevere a Roma. A Milano ci sarà un presidio in piazza della Scala. In contemporanea si svolge anche lo sciopero del personale delle università e degli enti di ricerca, proclamato da Cgil e Uil, contro il blocco del turn-over nella pubblica amministrazione e per chiedere yb cambiamento del meccanismo di valutazione della ricerca scientifica.
MERITOCRAZIA SENZA SOLDI. "Si parla di meritocrazia ma la meritocrazia non funziona senza soldi", dice Francesca Forte (lavoratrice per Flc Cgil), sulla mancanza di tutele nel mondo universitario per i lavoratori precari, durante lo sciopero del mondo scolastico e universitario in piazza alla Scala a Milano. "Chiediamo una riforma del contratto pre-ruolo, che ci sia un unico contratto, un contratto vero e soprattutto che ci siano maggiori investimenti. Se non ci sono investimenti non ripartirà mai la ricerca. In realtà proprio le baronie si prenderanno quei pochi soldi che restano, perché di fatto è così", spiega Forte. "Sappiamo da una ricerca promossa dallo Flc e dai ricercatori precari – continua la rappresentante sindacale – che il 94% del personale precario che lavora nel mondo della ricerca viene espulso dal sistema universitario. Questo cosa significa che non c'è turn over e che nella maggior parte dei casi, quando esco da questo sistema, ho diritto ad avere un diritto che sia riconosciuto come tale, diritto ad avere delle tutele quando il lavoro finisce e ad avere delle exit strategy, cioè che il mio lavoro all'università sia riconosciuto anche fuori", ha concluso Forte.
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