Contestata dagli antagonisti la Brigata Ebraica durante il corteo

Sono andati al sindaco di Lampedusa, Giusi Nicolini, al primo cittadino milanese Giuliano Pisapia e al presidente dell'Anpi, Carlo Smuraglia, gli applausi più scroscianti rivolti al palco di piazza Duomo dagli oltre 20 mila milanesi riuniti per celebrare il 25 aprile. Al culmine di una giornata che aveva come tema l'emergenza migranti, Nicolini ha fatto battere le mani per ben 25 secondi,  ricordando – tra l'altro – che "la vogliamo noi questa invasione" e che il problema dell'Europa è l'Europa stessa. Mentre Pisapia si è dovuto interrompere promettendo che il suo ultimo 25 aprile in fascia tricolore non avrebbe posto fine al suo essere con i milanesi e in mezzo ai milanesi, nel giorno della Liberazione. A Giulio Regeni "morto torturato e seviziato in una città straniera" è andato invece il pensiero di Smuraglia,  che ha ricordato "i morti del Mediterraneo e chi muore lungo le frontiere, e anche qualcuno di più vicino".

Le dichiarazioni, da parte dei protagonisti di questa fase politica milanese e non solo si erano comunque susseguite lungo tutto il corteo, che si è snodato da corso Venezia fino alla piazza della cattedrale, con un momento di tensione nel passaggio per piazza San Babila, dove un gruppo di antagonisti pro Palestina ha fischiato e urlato "vergogna" al passaggio della Brigata Ebraica, accusando anche il Pd di essere complice dei "fascisti e assassini sionisti".  Una contestazione alla quale hanno risposto il segretario del PD metropolitano,  Piero Bussolati, e l'assessore al Welfare milanese, Pierfrancesco Majorino, intonando 'Bella ciao'. A conti fatti, l'unico incidente di percorso di una manifestazione che ha iniziato ad animarsi intorno alle 14, prima ancora della partenza, con l'arrivo dei candidati per la poltrona di sindaco di Milano.

"Siamo qui per pensare al futuro, perché per pensare al futuro bisogna vivere bene il presente, con sacrificio, e ricordarsi del passato", ha dichiarato Beppe Sala,  in corsa per il centrosinistra, che in mattinata aveva presenziato alla commemorazione dei 15 martiri di Loreto. "Penso sia una giornata di festa per tutti e la libertà è  anche quella di manifestare per tutti", ha invece sottolineato il candidato del centrodestra, Stefano Parisi. "In periodo elettorale sono tutti qui, ma credo che  i siano forze politiche,  in particolare quelle che stanno calpestando la nostra Costituzione, che non dovrebbero essere qui",  il segnale lanciato da Gianluca Corrado, per il Movimento 5 Stelle. Mentre il radicale Marco Cappato ha reso omaggio ai protagonisti della Liberazione: "Americani, inglesi, antifascisti, partigiani, azionisti rossi ma anche laici e da chi crede nella democrazia".

Nel corteo, e poi sul palco, anche le segretarie generali di Cgil e Cisl. Da Susanna Camusso è arrivato l'invito a "far sì che questa memoria non venga cancellata, revisionata e neanche strumentalizzata ad altri fini". Anna Maria Furlan ha invece aspettato il proprio intervento di fronte alla piazza per ricordare il ruolo sociale del lavoro e il ruolo delle donne nella Resistenza, auspicando che "il lavoro sia al centro delle scelte di governo in Italia e in Europa". Intervento che ha preceduto quello di Gaetano Silvestri, presidente emerito della Corte Costituzionale che, dopo una settimana caratterizzata da scambi polemici tra il mondo della politica e la magistratura, ha segnalato che  "la ricostruzione della vita pubblica" deve essere portata avanti "senza accomunare in un unico devastante giudizio corrotti e onesti".

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