Sparito invece il cellulare del 28enne
Il computer portatile di Giulio Regeni, il ricercatore italiano ucciso in Egitto, è in mano ai magistrati romani che indagano sulla sua morte. A consegnarlo agli inquirenti, come confermano ambienti della procura di Roma, sono stati gli stessi genitori di Giulio che lo avrebbero ritrovato nella sua abitazione de Il Cairo. Non è stato ritrovato invece il cellulare del 28enne. Ogni giorno la vicenda del ragazzo trovato ucciso dieci giorno dopo la sua scomparsa al Cairo si arricchisce di particolari che però sono lontani dal chiarire fino in fondo la vicenda e che soprattutto non fanno luce sui giorni intercorsi dalla scomparsa del giovane al ritrovamento del cadavere.
L'INCHIESTA Intanto gli investigatori, sia in Italia, sia in Egitto dove è al lavoro il team interforze di polizia e carabinieri, continuano a sentire chi conosceva Regeni, con l'obiettivo di acquisire tutti gli elementi utili a capire le cause dell'omicidio.
Nei prossimi giorni verranno ascoltati anche amici, accademici e ricercatori che arriveranno dal Cairo in Italia per i funerali di venerdì nel Comune di Fiumicello, vicino a Udine. L'attenzione di chi indaga si concentra soprattutto su una serie di incontri a cui Regeni aveva preso parte durante la sua permanenza in Egitto, compresa una riunione nel mese di dicembre, al Centro servizi per i lavoratori e i sindacati del Cairo, con esponenti del sindacato indipendente. Non si esclude che all'incontro, al quale partecipò un centinaio di persone, potesse esserci qualche infiltrato che potrebbe aver notato la presenza di Giulio. Intanto la collaborazione tra Italia ed Egitto a livello di autorità giudiziaria e polizia è avviata, anche se i passaggi sono molteplici, articolati e non rapidi. Le polemiche che stanno crescendo in ambito diplomatico almeno per ora non sembra influiscano nei rapporti di lavoro tra gli inquirenti dei due Paesi che collaborano nelle ricerche. Al Cairo lavora senza sosta da venerdì scorso il team interforze composto da sei elementi, tre carabinieri del Ros e tre poliziotti dello Sco, responsabile delle indagini italiane in Egitto.
L'ITALIA RICOSTRUISCE E CHIEDE CHIAREZZA Oggi il sottosegretario agli Esteri Bendetto Della Vedova alla Camera ha ricostruito la vicenda.
"Il corpo- ha sottolineato- presenta, ecchimosi, segni di bruciature e di tagli alle spalle e al torace. Si tratterebbe pertanto di una morte violenta ad opera di ignoti, che e' stata preceduta da sevizie e le cui circostanze sono adesso oggetto di indagine". E dopo aver confermato che l'Egitto ha escluso che Regeni sia stato fermato dalla polizia, ha affermato: "Il Governo italiano continuerà a seguire con la massima determinazione gli sviluppi delle indagini in corso al Cairo, premendo sulle Autorità egiziane affinché sia fatta piena luce sulle circostanze della tragica scomparsa di Giulio Regeni e siano assicurati alla giustizia i responsabili".
LE SMENTITE DELL'EGITTO Le autorità governative del Cairo continuano a smentire il coinvolgimento di apparati dello stato egiziano nel barbaro omicidio di Regeni. È il ministro degli Esteri egiziano, Sameh Shoukry, in un'intervista a Foreign Policy riportata dal sito del quotidiano egiziano al Ahram, a ribadire che l'assassinio di Giulio Regeni è stato "un crimine". "Ma l'Egitto respinge ogni accusa di coinvolgimento". Shoukry ha puntualizzato che i giornalisti che si occupano della vicenda stanno "saltando a conclusioni" e stanno facendo "speculazioni senza alcuna informazione autorevole o una verifica di ciò a cui alludono" Il ministro egiziano ha poi liquidato come "bugie" le accuse che in Egitto ci siano prigionieri politici.
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