FOCUS:Garlasco, per i giudici Alberto ha ucciso Chiara perché pericolosa

FOCUS:Garlasco, per i giudici Alberto ha ucciso Chiara perché pericolosa

Roma, 11 dic. (LaPresse) – Alberto Stasi “ha brutalmente ucciso la fidanzata che evidentemente era diventata una presenza pericolosa e scomoda, come tale da eliminare per sempre dalla sua vita di ragazzo ‘perbene’”. Lo dicono i giudici della corte d’Appello di Milano nelle motivazioni della sentenza con la quale il ragazzo è stato condannato a 16 anni di carcere per l’omicidio della fidanzata Chiara Poggi.



STASI NON HA DETTO LA VERITA’. “Stasi – si legge nelle motivazioni- non ha detto la verità sul ritrovamento del corpo di Chiara, il suo racconto è quello dell’aggressore, non dello scopritore. Secondo i giudici il ragazzo ha reso un racconto incongruo, illogico e falso quanto al ritrovamento del corpo senza vita della fidanzata” perché “ha subito riferito di un incidente domestico, che bene poteva spiegare la posizione della vittima a testa in giù in fondo alla scala ripida della cantina”, ma questo “costituisce il primo grave indizio a suo carico”. Stasi inoltre “ha sostenuto di aver attraversato di corsa i diversi locali per cercare Chiara ma sulle sue scarpe non vi erano tracce di sangue nè le macchie di sangue sul pavimento sono risultate modificate dal suo passaggio” e non vi sono tracce di sangue “sui tappetini dell’auto su cui lui stesso ha sostenuto di essere subito risalito”.

CHIARA UCCISA BRUTALMENTE. Secondo quanto si legge, il bocconiano “ha brutalmente ucciso la fidanzata, che evidentemente era diventata, per un motivo rimasto sconosciuto, una presenza pericolosa e scomoda, come tale da eliminare per sempre dalla sua vita di ragazzo ‘per bene’ e studente ‘modello’, da tutti concordemente apprezzato”.

CONDOTTA FUORVIANTE. “La condotta tenuta” da Alberto Stasi “non è stata per nulla collaborativa – proseguono i giudici – ma fuorviante è finalizzata ad allontanare il sospetto dalla sua persona: ha da subito sviato le indagini, ipotizzando un incidente domestico, e ha progressivamente messo a disposizione degli inquirenti ciò che, nel tempo, assumeva via via qualche interesse investigativo. Non tutto però, e in tal modo è riuscito a rallentare gli accertamenti a proprio vantaggio, anche grazie agli utili errori commessi dagli inquirenti”. “Dopo aver commesso il delitto – si legge ancora – l’imputato è riuscito con abilità e freddezza a riprendere in mano la situazione, e a fronteggiarla abilmente, facendo le sole cose che potesse fare, quelle di tutti i giorni: ha acceso il computer, visionato immagini e filmati porno, ha scritto la tesi, come se nulla fosse accaduto”.

SENZA MOVENTE. L’omicidio di Chiara Poggi, “anche se il movente è rimasto sconosciuto”, mostra l’esistenza di un “pregresso” tra lei e l’agressore e la scena del crimine evidenzia “quel rapporto di intimità scatenante un’emotività che non può che appartenere a un soggetto particolarmente legato alla vittima”. “Le modalità dell’aggressione – spiegano i giudici -, come sono emerse e come sono state descritte, inducono a individuare l’esistenza di un ‘pregresso’ tra vittima e aggressore, tale da scatenare un comportamento violento da parte di quest’ultimo, evidentemente sorretto da una motivazione forte, che ha provocato in quel momento un raptus omicida portato fino alle estreme conseguenze”. Una motivazione così importante “per cui l’assassino si è portato di prima mattina a casa di Chiara, forse per ottenere, forse per fornire spiegazioni verbali, che al contrario hanno fatto sì che lo stesso si vedesse ‘costretto’ ad aggredire la vittima e a ‘eliminarla’ lanciandola giù dalle scale”.

PEDOPORNOGRAFIA. “Sicuramente Alberto Stasi deteneva consapevolmente nel suo computer migliaia di immagini di contenuto pornografico, tutte da lui catalogate e classificate – ‘ossessivamente’, secondo il pg – in cartelle diversamente denominate”. Tra le immagini raccolte, ce n’erano anche alcune che sfioravano la perversione. Stasi tutti i giorni, “prima di applicarsi alla stesura della tesi, visionava immagini pornografiche”. Comportamenti che “avrebbero potuto suscitare domande, o provocare discussioni, anche in una fidanzata ‘di larghe vedute’”. “E’ davvero difficile immaginare che Chiara potesse apprezzare il contenuto di alcune delle cartelle accuratamente nascoste e catalogate dal fidanzato, e ciò a prescindere che la giovane le avesse viste, per caso o meno, proprio la sera del 12 agosto, quando Stasi era tornato a casa sua per pochi minuti lasciando il computer acceso”.

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