Milano, 9 nov. (LaPresse) – “Per una questione di correttezza istituzionale“, l’economista e agronomo Andrea Segrè trova giusto non scendere ancora nei dettagli del piano ‘Human Technopole. Italy 2040’: a presentare il centro tecnologico, che sorgerà in una parte dell’area occupata negli ultimi sei mesi da Expo, sarà domani il presidente del consiglio, Matteo Renzi. “Ma registro con soddisfazione il fatto che la fondazione di cui faccio parte sia entrata nel gruppo che ha scritto questo progetto, pensato per far fare un progresso ai temi affrontati durante Expo”, sottolinea il presidente della Fondazione Edmund Mach di Trento, chiamata insieme all’Istituto italiano di tecnologia di Genova e all’Institute for international interchange di Torino ad assumere la guida della futura piattaforma.
Raggiunto al telefono da LaPresse, Segrè ci tiene innanzitutto a presentare le credenziali dell’istituzione che rappresenta: “Un ente di ricerca di grande eccellenza con una fondazione certificata dall’Anvur. Il primo ente di ricerca per quanto riguarda i campi agrari, tra quelli non viglilati dal ministero”.
Numeri alla mano, la fondazione Mach conta 200 ricercatori (su 800 persone coinvolte nelle diverse attività che porta avanti), con 44 abilitazioni all’insegnamento universitario. “E’ vero, se chiedi per strada di noi la gente non ci conosce, ma abbiamo costituito il Centro agricoltura, ambiente e alimentazione con l’Università di Trento, quindi la nostra massa critica è anche la loro, e non è piccola”, risponde Segrè in merito alle considerazioni fatte oggi sulle pagine del Corriere della Sera da Cristina Messa, rettore della Bicocca, che – pur riconoscendo alla fondazione un’alta qualità – aveva parlato proprio di mancanza di “massa critica”. D’altra parte, e qui si inizia a intuire qualcosa di quello che sarà ‘Human Technopole’, Segrè anticipa che si partirà con “un nucleo di fondatori, ammesso che questo sia il termine giusto, ma poi il progetto si farà via via più inclusivo, sempre secondo criteri selettivi”.
Un altro indizio è quello relativo al ruolo che la fondazione Mach andrà a ricoprire: “Ci occuperemo della parte ‘food’, insieme alla capofila Genova, conferendo la parte più avanzata della nostra ricerca”. Che si accompagna alle ipotesi sul futuro della presenza dell’ente nell’area Expo: “Una volta ‘dato il la’ al percorso, si può immaginare anche un nostro contributo sul sito. Anche se facciamo, abbiamo fatto e continueremo a fare ricerca nelle nostre strutture”. Inevitabile poi che si vada a parlare di partnership pubblico-privato, un asse che ha caratterizzato Expo e caratterizzerà il dopo Expo, a detta di tutti. Un campo sul quale la fondazione ha già iniziato a muoversi: “Siamo parte del consorzio Foodbest, con l’Università di Bologna in cui insegno, che partecipa a un bando europeo dedicato a ricerca, innovazione e impresa”.
La domanda finale, a questo punto, non può che riguardare il ‘dietro le quinte’. Che cosa ha portato la Mach Fundation in ‘Human Technopole‘? “Siamo stati presenti in Expo attraverso la Provincia di Trento – sintetizza Segrè -, il che fa della nostra partecipazione al piano una vittoria del territorio. In più, io ho collaborato alla stesura della Carta di Milano”. Da lì, l’avvio del dialogo col ministro per le Politiche agricole, Maurizio Martina, e con la presidenza del Consiglio. “Aver seguito da vicino Expo nei contenuti ha sicuramente favorito questa conoscenza”, spiega il presidente. Posto che, comunque, per scoprire nel dettaglio di che cosa si è discusso non resta che aspettare domani.
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