Milano, 29 ott. (LaPresse) – “Oggi ci siamo recati al Cie di Torino dove è trattenuto Touil Abdelmajid Touil in attesa della sua espulsione in Marocco disposta dalla Prefettura di Milano, dopo che la Corte d’Appello ha stabilito che lo stesso non può essere estradato in Tunisia perché rischia di essere condannato a morte in relazione all’attentato del Bardo dello scorso marzo. Abbiamo constatato che le sue condizioni fisiche e soprattutto psichiche sono gravemente compromesse: lo sguardo è perso nel vuoto, è incapace di riconoscere le persone – come l’avvocato Fiorentino che l’ha assistito in tutta la procedura finalizzata all’estradizione – e nemmeno la madre, la cui voce non ha riconosciuto telefonicamente”.
Lo hanno fatto sapere con una nota gli avvocati Silvia Fiorentino e Guido Savio, che assistono Abdelmajid Touil, il 22enne marocchino accusato dalle autorità tunisine di aver fatto parte del commando che ha assaltato il Museo del Bardo il 18 marzo scorso, uccidendo 24 turisti tra cui 4 italiani. La Corte d’Appello di Milano ieri ha respinto la richiesta di estradizione del giovane in Tunisia e la Procura di Milano ha archiviato il fascicolo che aveva aperto a suo carico per strage e terrorismo internazionale. Touil, però, è entrato in Italia da clandestino ed è stato portato al Cie di Torino in attesa di essere rimpatriato.
Il ragazzo, si legge ancora nella nota, “continua a ripetere di essere innocente, mostrando di non comprendere la situazione in cui si trova, ha difficoltà enormi a esprimersi in arabo nonostante l’alternarsi di due interpreti, di cui una di nazionalità marocchina, in una parola ci è stato impossibile dialogare con lui. La stessa situazione è stata constatata da molte persone presenti, tra cui personale dell’ufficio immigrazione della Questura di Torino (che si è reso estremamente disponibile), Bruno Mellano (garante regionale delle persone sottoposte a misure restrittive della libertà personale), e Monica Cerutti, assessore regionale all’Immigrazione e Pari opportunità”.
“Abdelmajid Touil rischia di essere espulso in Marocco – proseguono gli avvocati -, Paese da cui la Tunisia potrebbe chiedere nuovamente l’estradizione, vanificando così la tutela accordatagli dalla Corte d’Appello di Milano e le garanzie previste dall’ordinamento interno, comunitario e convenzionale in materia di asilo. Dopo la nota vicenda Shalabayeva l’Italia rischia di incorrere nuovamente in un analogo provvedimento che metta a repentaglio i diritti umani fondamentali di una persona che è nella disponibilità delle autorità italiane”.
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