Di Maria Elena Ribezzo

Roma, 28 ott. (LaPresse) – La Chiesa dei primi tempi già assolveva i divorziati e li riammetteva alla comunione, ora è tempo di tornare alle origini. A portare questo messaggio a Papa Francesco, che ne ha fatto il centro del Sinodo che si è appena concluso, è stato un teologo sconosciuto al grande pubblico, don Giovanni Cereti. E’ lui il protagonista dell’evento che ha segnato un passo importante all’interno del cammino della Chiesa. E ora, in questa intervista a LaPresse, rilancia: è ora di ammettere le donne e le persone sposate all’ordinazione sacerdotale e accettare le unioni gay.

Tutto è iniziato nel lontano 1977, quando don Cereti diede alle stampe un libro dal titolo ‘Divorzio, nuove nozze e penitenza nella Chiesa primitiva’. Per tanti anni ha portato avanti istanze progressiste. Ma ha dovuto aspettare. Ora è arrivato il Papa giusto: il tema è entrato in agenda durante il concistoro del 20 febbraio 2014 ed è montato tra i vescovi fino ad arrivare a segnare prepontemente il dibattito del Sinodo sulla famiglia che si è appena concluso.

“Negli anni ’60 – racconta a LaPresse don Cereti – dopo uno studio, ho scoperto che la prassi della Chiesa dei primi secoli era quella di assolvere e riammettere all’eucarestia i divorziati risposati dopo un periodo di penitenza. Lo testimonia il Canone 8 del Concilio di Nicea, che vincola ancora oggi la Chiesa cattolica. Il peccato di venire meno alla promessa fatta il giorno delle nozze è grave, ma può essere assolto”.

Facciamo un punto sui lavori dell’Assemblea: quanto incideranno sulle famiglie?

L’importanza di questo Sinodo, intanto, sta nel fatto che ha avuto luogo. Per la prima volta nella comunità della Chiesa cattolica si è potuto discutere liberamente di molti argomenti sui quali in passato non c’era libertà di parola. E’ importante che la comunità cristiana sia stata chiamata nel suo insieme a riflettere sul matrimoni, istituzione che andrebbe riscoperta nella nostra società secolarizzata.

E’ una Chiesa, quella di Papa Francesco, più aperta all’ascolto del fedele?

Sì, è soprattutto una Chiesa che ha riscoperto la sinodalità. Il papa sta restituendo alle Chiese locali molta di quella autonomia che avevano nel passato e che era stata soffocata dalla centralizzazione di tutto a Roma. Riscopriamo oggi la realtà straordinaria delle Chiese locali e degli innumerevoli cristiani nel mondo che agiscono, vivono e si santificano in maniere molto diverse.

Alla vigilia dell’apertura dei lavori monsignor Charamsa ha fatto coming out presentando al mondo il suo compagno riaprendo il dibattito sulle unioni omosessuali nella Chiesa.

E’ stato un episodio molto sgradevole e preparato da tempo. Anche perché a Roma in quei giorni aveva luogo un incontro di omosessuali cattolici ai quali nessuno ha dato rilievo. Il comportamento è stato sgradevole, ma deve essere compreso.

Cosa significa comprenderlo?

Queste persone chiedono di essere rispettate e vanno accolte fraternamente. Un’unione duratura e stabile fondata sull’amore fra due omosessuali è molto meglio che una situazione disordinata di persone che restano sole e che ogni tanto vanno incontro a delle avventure.

Con questo episodio si voleva puntare l’attenzione anche sul tema del celibato per i preti?

Indirettamente, ma è una questione diversa. Però oggi sono troppo pochi i preti che hanno scelto il celibato per tutta la vita. Molte parrocchie sono senza presbitero che possa presiedere l’eucarestia. Credo che la soluzione verso la quale lo Spirito Santo conduce la Chiesa sia quella di ordinare preti delle persone sposate che hanno dato buona prova di sé nella loro professione e nel governo della loro famiglia, e che potrebbero governare molto bene anche la comunità cristiana.

Si è parlato di un ruolo molto limitato delle donne nei lavori del Sinodo. E’ il momento di dare loro un’importanza diversa nella Chiesa?

Gli ultimi vescovi di Roma hanno sottolineato la necessità di promuovere il ruolo della donna e il problema che è sentito maggiormente è la loro ordinazione al ministero. Il Concilio Vaticano II ha detto ripetutamente che non si possono fare discriminazioni tra le persone in raRgione del sesso: ci si può interrogare se questa non sia una discriminazione del genere, che appare non conforme al Vangelo. Per questo credo sia indispensabile procedere, al più presto possibile, all’ordinazione delle donne. Non ci si può privare del loro apporto, del loro carisma, della loro spiritualità.

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